Continua la protesta dei lavoratori di Almaviva e Covisian impiegati nella commessa Ita: questa mattina sono saliti sul tetto del palazzo di via Cordova a Palermo, sede del call center, per esprimere il proprio disappunto e protestare contro la loro situazione lavorativa drammatica. Lo hanno fatto con un semplice striscione: un gesto apparentemente piccolo, ma molto significativo e d’effetto.
Tra presidi, occupazioni, volantinaggi e mobilitazioni, la protesta va avanti ormai da mesi. Negli scorsi giorni, un’iniziativa simile aveva coinvolto il teatro Politeama. Sulla vicenda si è espresso, lo scorso venerdì, anche il presidente della Regione Nello Musumeci.
Il governatore, nello specifico, ha inviato una lettera ai ministri del Lavoro e dell’Economia, Andrea Orlando e Daniele Franco, dopo aver ricevuto a Palazzo Orléans una rappresentanza dei 534 lavoratori Covisian e Almaviva. La richiesta è chiara e semplice: un tavolo tecnico immediato per contrastare quella che rischia di diventare una “paventata tragedia sociale” in Sicilia.
“Questo silenzio da parte del Governo e del Ministero del Lavoro è inaccettabile. Anche il sindacato confederale palermitano ha sollecitato un tavolo ministeriale tra i soggetti coinvolti. Alle operatrici e agli operatori di Almaviva Covisian non basta più la solidarietà a parole della politica e delle istituzioni. Prima che i fatti si determinino da soli e salga il livello di tensione sociale, intervengano il prefetto, la politica, i candidati sindaci, non solo per l’attivazione del tavolo ma per costituire soluzioni che salvaguardino i posti di lavoro e il sito produttivo”. Sono queste le parole del segretario Cgil Palermo, Mario Ridulfo, che esprime solidarietà agli operatori del call center in protesta.
Ridulfo esprime anche allarme “per lo stallo della vertenza” e preoccupazione “per il livello di esasperazione dei 534 lavoratori”.
“Questa vertenza riguarda tutta la città ed è in gioco la credibilità delle istituzioni. L’impatto sociale rischia di essere devastante. Oggi a rischiare il lavoro sono soprattutto moltissime donne del call center che operano in regime di part time involontario”.
A Palermo gli operatori dei call center in protesta sono ormai esasperati. Concludendo il suo discorso, Ridulfo afferma: “Tutto questo non è tollerabile, bisogna rispettare gli accordi presi così come abbiamo detto che se un’azienda come Ita, pubblica al cento per cento, non applica la clausola sociale c’è il realistico timore che anche altre aziende di altri settori possano seguire quest’esempio”.
Fonte foto: Facebook Massimiliano Max Fiduccia-