Cronaca

Provoca un incidente, fugge e poi si suicida con un colpo di fucile

Provoca un incidente stradale, fugge e si uccide sparandosi al volto con un fucile da caccia, di sua proprietà e regolarmente detenuto.

E’ finita così la scorsa notte la vita di Nicolas Matteucci, 21 anni, operaio in una ditta di assemblaggio di circuiti elettrici, che abitava da solo sulle colline di Sant’Angelo in Vado (Pesaro Urbino).

L’incidente che ha scatenato una tragica catena di eventi è avvenuto intorno alle 3:35 lungo la la SS 687 Pedemontana, nel territorio del Comune di Lunano. Il giovane stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici ad una festa di paese nelle vicinanze.

Probabilmente per un problema di precedenza, è avvenuta la collisione tra la sua Nissan e una Peugeot condotta da una donna. Nessuno è morto, anzi nessuno si è fatto male, solo danni alle due vetture.

Ma questo Nicolas lo ha saputo solo dopo, perché si è allontanato subito dal luogo del sinistro, rifugiandosi a casa sua a pochi chilometri di distanza. La donna però ha visto il numero di targa e lo ha riferito ai carabinieri. Che intorno alle 4:30 hanno bussato alla porta del 21enne per chiedergli se era lui alla guida dell’auto. Una situazione apparentemente abbastanza tranquilla: i militari gli hanno subito detto che nessuno si era fatto male e gli hanno chiesto di seguirli per tornare sul luogo dell’incidente per i rilievi e gli accertamenti di rito. Nicolas ha ammesso tutto e ha voluto sincerarsi che la donna fosse rimasta illesa.

Poi ha chiesto di andare in camera da letto per prendere i documenti. In quei pochi secondi in cui si è sottratto alla vista dei militari ha preso il suo fucile da caccia e si è esploso un colpo alla testa, morendo sul colpo. Un gesto, ipotizzano i carabinieri, dovuto verosimilmente ad un eccessivo di senso di colpa. La vita di Nicolas era senza ombre, simile quella di tanti altri ragazzi della sua età. Nessun precedente, amicizie che si possono definire normali.

La sua pagina facebook è piena di foto di lui quando era ancora più giovane. Prima abitava con la famiglia, la madre e due fratelli più piccoli a Piandimeleto, un paese vicino. Da circa un anno aveva scelto di essere più indipendente, andando a vivere da solo nella casa colonica dei nonni sulle colline di Sant’Angelo in Vado. E da circa un anno aveva il porto d’armi. Le indagini, su delega della Procura di Urbino, sono affidate ai carabinieri. E’ la seconda tragedia che colpisce nel giro di 6 anni la piccola comunità di Sant’Angelo in Vado, meno di 4.000 abitanti: nel 2015 un 17enne, Ismaele Lulli, fu brutalizzato e sgozzato nelle campagne circostanti, a San Martino in Selvanera, durante un chiarimento, in realtà una vera e propria spedizione punitiva, per una relazione con una ragazza. I due colpevoli sono stati condannati all’ergastolo.