La pubblica amministrazione della Sicilia è ancora un passo indietro in termini di digitalizzazione. I dati appena forniti dall’Istat, relativi al 2022, raccontano di pochi dipendenti formati all’Ict (Information anc communication technologies). Cioè le tecnologie riguardanti i sistemi integrati di telecomunicazione, i computer, le tecnologie audio-video e relativi software, che permettono di creare, immagazzinare e scambiare informazioni. Non solo, quei pochi non sono neanche distribuiti in maniera omogenea sul territorio.
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Tutto questo, nonostante ufficialmente i Comuni siciliani con uffici o servizi di informatica autonomi siano ben il 45%, doppiando e oltre la media nazionale, che si ferma al 21%. Eppure, soltanto il 18,5% dei Comuni siciliani ha dipendenti che hanno partecipato a formazione specifica Ict, contro una media nazionale che arriva al 23,1%. E appena il 12,9% del totale dei dipendenti della pubblica amministrazione ha frequentato corsi appositi, contro il 21,2% dell’intera penisola.
Senza dimenticare le regioni che si trovano all’apice: in Piemonte è formato il 30,1% dei dipendenti, in Veneto il 29,6%, nel Lazio addirittura il 35,2%. In termini di distribuzione sul territorio, i risultati migliori si raggiungono nella provincia autonoma di Bolzano, dove il personale Ict è distribuito sul 60,1% dei Comuni, e nel Veneto e Friuli Venezia Giulia, al 38,4%. Per classe di ampiezza demografica, la formazione Ict è avvenuta in buona parte nei Comuni superiori ai 60 mila abitanti, il 57,6% su scala nazionale, per il 36,1% dei dipendenti pubblici.
Via via che si riduce la dimensione dell’aggregato urbano si riducono i numeri, fino a giungere al 12,9% dei Comuni fino a mille abitanti, che hanno formato soltanto il 5,9% dei dipendenti. Una condizione che necessita di un cambiamento e lo sviluppo di strategie per il superamento del problema. Il tutto considerato che la formazione Ict nella Pubblica amministrazione è strategica per riorganizzare e semplificare la digitalizzazione di procedure e processi.
Senza però negare che il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione sia stato avviato in Sicilia. Nel 2022 l’hanno effettuata il 23,9% delle pubbliche amministrazioni locali, 7 punti percentuali in più rispetto al 2018. In particolare si tratta del 17,3% dei Comuni fino a 5 mila abitanti, il 66% delle amministrazioni provinciali e l’81,8% delle regioni e province autonome.
Le principali tematiche su cui si è svolta la formazione sono quelle legate ad applicazioni e software specifici (71,4%), alla sicurezza (49,4%) e al web (42,2%). Inoltre, a fronte della richiesta di diffusione di servizi online, è aumentata anche la necessità di formare il personale nelle aree che la trasformazione digitale e la crisi pandemica hanno reso più importanti: nel triennio 2020-2022, il 66,4% delle amministrazioni locali ha optato per una formazione specifica sulle piattaforme abilitanti previste dal Piano triennale Ict, il 58,7% sui pagamenti telematici, il 44,9% sull’identità digitale e il 20,2% sul cloud computing.
Si sta lavorando, insomma, per cercare di colmare il divario con il resto d’Europa, e non soltanto in riferimento alla Pubblica amministrazione. Nel 2023 in Italia solo il 45,9% degli adulti possiede competenze digitali adeguate. Oltre un terzo, il 36,1%, ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non ha alcuna competenza. Nel panorama europeo, l’Italia è uno dei Paesi con la quota più bassa di persone con competenze digitali almeno di base, con una distanza dalla media Ue27 di quasi 10 punti percentuali.