Editoriale

Putin e Netanyahu invadono gli Stati

Sappiamo che l’Iran di Khamenei, cui vi abbiamo accennato in questi giorni, ha come obiettivo assoluto distruggere Israele, utilizzando i due bracci armati di Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza.
È evidente che Israele debba reagire con tutte le forze per contrastare e possibilmente debellare queste minacce convertite in azioni. Da solo non ce la farebbe ed ecco che è giusto che l’armata americana, condotta dalle portaerei e da altri mezzi navali, metta in atto tutte le difese possibili. Non solo, ma contrasti le fonti da cui partono i missili, distruggendole per evitare che il territorio israeliano venga colpito.

Vi è da precisare che le guerre nei cieli non si fanno più con armi convenzionali, bensì con apparati digitali e satellitari, ecco perché le portaerei, cui prima si accennava, sono in condizione di abbattere quasi totalmente tutti i missili che partono dal Libano e da Gaza. Quindi, sul piano del contrasto agli attacchi, Israele è ben protetto.

Una parte di Beirut è stata distrutta, con la spiegazione che lì erano annidati i terroristi, i depositi di armi e anche, appunto, le fonti di lancio dei missili, nonché per ammonire contro ulteriori azioni distruttive rivolte a Israele. Non sappiamo se questo sia vero o meno, ma si sa che quando scoppiano le guerre tutto diventa ammissibile, nonostante esista il Diritto internazionale umanitario, che prevede un insieme di regole allo scopo di limitare gli effetti dei conflitti armati e protegge le vittime di tali conflitti.
Questa è la parte della guerra guerreggiata, che non dovrebbe mai nascere, salvo quando pazzi come Khamenei, attuale capo supremo dell’Iran, e il suo predecessore Khomeini, decidono che un popolo debba essere cancellato dalla faccia della Terra.

Prima di questo bisogna ricordarsi dello scenario nel quale l’attuale primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e alcuni suoi predecessori hanno consentito una serie di azioni che non potevano essere compiute. Infatti vi è stata un’invasione della Cisgiordania da parte dei coloni israeliani, i quali si sono impossessati di quei territori che in atto sono sotto la giurisdizione dell’Autorità palestinese.
Se volete, non vi è nessuna differenza fra questa invasione, di un territorio che non appartiene al proprio Stato, con quella che il presidente-dittatore della Russia ha effettuato in Ucraina.

Poi ognuna delle parti, a giustificazione delle proprie azioni prepotenti, spiega come e perché ne aveva diritto, ma resta il fatto che il Diritto internazionale è stato calpestato sia da Israele (invadendo la Cisgiordania) che dalla Russia (invadendo l’Ucraina).

Quali ragioni ha portato a sua discolpa Israele? Che tutti i grandi territori della Cisgiordania – forse di maggiore dimensione delle quattro regioni ucraine occupate dai russi – non avevano uno Stato riconosciuto a livello internazionale e pertanto non appartenevano a nessuno. Ma questo – oltre a non essere una scusa valida – non è vero perché in effetti, lo ripetiamo, esiste l’Autorità palestinese che è presieduta da Mahmoud Abbas.

Da parte sua Putin ha motivato l’invasione con la scusa che quei territori appartenevano già all’Unione Sovietica. Inoltre, in quelle zone dell’Ucraina la gran parte degli abitanti è di origine e abitudini russe, parla in russo e aderisce in massima parte alla religione russo-ortodossa. Insomma, ha sostenuto Putin: “Ci siamo riappropriati di una cosa che era già nostra”.

Non sappiamo se le motivazioni di Netanyahu e di Putin possano essere accolte dalla Comunità internazionale. In ogni caso, queste e le altre guerre si debbono concludere perché esse non hanno mai né vinti né vincitori, in quanto la distruzione del territorio e soprattutto la perdita di decine di migliaia di vite umane è un costo inaccettabile in qualunque tempo e luogo.

L’Onu ha dimostrato la sua totale incapacità nel fermare la guerra russo-ucraina e quella in corso fra Iran e Israele. Un ente inutile così com’è, che però costa cifre ingenti ai propri quasi duecento Stati che l’hanno originato.
La modifica dello Statuto dell’Onu diventa sempre più urgente per giustificarne l’esistenza.