Il periodo storico che stiamo attraversando a causa del SARS CoV-2 lascerà un segno indelebile per la prevalenza sui rapporti umani e sociali, ma anche in relazione allo sviluppo scientifico.
La nostra quotidianità ha subito uno stravolgimento: abitudini, ritmi, atteggiamenti che sviluppano rabbia, paura, ansia e stress che nuocciono alla salute mentale e fisica. Ognuno vive sospeso temendo per la salute, l’incolumità e questo ha contribuito a modificare la maniera di avvertire l’altro allontanandoci per paura e avvicinandoci per bisogno. Stare uniti per non disperdersi, ma nello stesso tempo temersi, essere diffidenti.
Sentimenti contrapposti che generano confusione e disorientamento a causa dell’incognita a cui la comunità scientifica non sta riuscendo a dare risposte, quelle che allenterebbero la morsa. “La probabilità che un evento raro si verifichi è semplicemente impossibile da calcolare.” Taleb (2014). Se reagire agli eventi negativi di forte impatto e traumagenico fa parte della natura umana, è appurato che siano messi duramente alla prova e la situazione sta inficiando la funzionalità psichica individuale indebolendone la capacità di coping e il grado di resilienza.
Perdere certezze è l’urlo che si solleva da negozianti, lavoratori in genere che si sentono minati, bersagliati dalla paura di perdere tutto quello che con sacrifici hanno cercato di realizzare per dare un futuro sereno a sè e alle famiglie. La confusione, l’incertezza che le Istituzioni trasmettono aprono le porte a inquietudine e negatività perché fra ambivalenze e distorsioni, commenti e battibecchi politici non si accorgono che la psiche delle persone è a dura prova.
Quale benessere dunque? Non c’è, se non una labile speranza che all’improvviso tutto passi. All’improvviso non c’è nulla e lo confermano i dati. Camminando per strada si “avverte”, come a toccarlo, il malumore, è la depressione mi ha fatto notare qualcuno. I vuoti nelle città scandiscono le ore, con un ticchettio sordo e tutto durante la giornata sembra fermarsi.