Ambiente

Qualità dell’aria, Arpa: “Meglio del 2019, male Porto Empedocle”

Che aria tira in Sicilia? C’è da discutere. Da verificare. Con i dati, tanti dati. Quelli sulle polveri sottili – in scienza PM10 – dicono che l’Isola non sta messa male. Potrebbe stare meglio e dovrà lavorare per stare meglio. Ma c’è chi sta peggio e di molto, di tanto.

Il Sistema nazionale per la Protezione Ambientale ha diffuso i “numeri” del 2020. In sintesi: 534 punti di campionamento, 379 entro i limiti di legge, 155 con superamenti, 129 rientranti nei valori di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 405 stazioni di rilevazione fuori dai parametri OMS.

Il confronto è dunque con due riferimenti relativi alla media giornaliera: quello nazionale, che fa suonare l’allarme quando in un anno si registrano più di 35 “sforamenti” del limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo e l’altro dell’OMS che limita gli sforamenti soltanto a 3 in un anno.

Le polveri sottili possono essere di origine naturale o antropica, quindi riscaldamento, industrie, traffico, fenomeni d’attrito su strada. Non a caso anche le rivelazioni 2020 sottolineano che a stare peggio è il cosiddetto bacino padano, con Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Lì, le particelle inquinanti trovano facilmente casa perché il sistema economico ed infrastrutturale ha dimensioni importanti, trainanti per il complessivo sistema Italia. Ben 131 stazioni di campionamento sono andate oltre la soglia della legge nazionale e di conseguenza di quello più restrittiva dell’Oms che tuttavia chiama in causa quasi tutto il resto del Paese, visto che tra i due limiti si piazzano ben 405 stazioni su 534.

E la Sicilia? Ne sa tanto la dirigente dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente e responsabile dell’Unione operativa complessa Qualità dell’Aria Anna Abita: “I dati SNPA sulla qualità dell’aria 2020 attualmente pubblicati riguardano soltanto il numero dei superamenti del limite giornaliero della concentrazione del particolato fine PM10 nelle stazioni con sufficiente copertura, tali dati costituiscono una prima valutazione e non sono stati definitivamente validati secondo le procedure di qualità di riferimento, ma sono una preliminare informazione sullo stato di qualità dell’aria per tale inquinante. Inoltre per la Sicilia non risultano completi poiché mancano i dati di alcune stazioni, appartenenti al Programma di Valutazione, che non sono gestite da ARPA Sicilia, ma da altri soggetti pubblici e privati, e per i quali siamo in attesa delle validazioni da parte dei relativi gestori”.

La dirigente entra nel merito dei dati siciliani: “Il numero dei superamenti relativi al PM10, come media giornaliera, che secondo il decreto legislativo 155/2010 non deve essere superiore a 35 durante l’anno, è stato inferiore in Sicilia rispetto al 2019 per tutte le stazioni, i cui dati erano sufficienti e  disponibili, ad eccezione che nelle stazioni di monitoraggio di Agrigento ASP e Porto Empedocle, dove in questa ultima, in controtendenza, è stato superato il limite previsto dalla norma, non superato nel 2019”.

Ed ancora: “Relativamente al valore medio annuo di PM10 in nessuna stazione è risultato superiore nel 2020 al limite previsto nel decreto legislativo 155/2010, 40 µg/m3, ed in tutte le stazioni si delinea una diminuzione rispetto il 2019, tranne che nella stazione di Porto Empedocle che segna un lieve rialzo.

Il valore medio annuo di PM10 risulta invece superiore al limite OMS, pari a 20 µg/m3, in 8 delle 17 stazioni analizzate ad oggi e con una copertura sufficiente”.

Esame sostanzialmente superato dalle stazioni siciliane? “La stazione che non ha rispettato il limite previsto per il numero dei superamenti, come media giornaliera di PM10, definita dalla normativa vigente di riferimento del decreto legislativo è quella di Porto Empedocle che ha registrato 39 superamenti. Le stazioni che hanno registrato dei dati che rispettano inoltre il valore indicato nelle linee guida OMS per il numero di superamenti del limite giornaliero del particolato fine PM 10 – indicato pari a 3 – sono due, la stazione Melilli e quella SR-Belvedere, con 3 superamenti ciascuna. Tali valutazioni saranno riconsiderate sulle base dei dati delle stazioni ancora non disponibili e quindi non riportati nel rapporto SNPA. SNPA ha in programma di pubblicare un aggiornamento dei dati con l’aggiunta di quelli relativi alla concentrazione media annua di PM10 e di quelli relativi al biossido di azoto”.

Tra un monitoraggio e l’altro rimane comunque aperta una sfida. Quella che porta a migliorare la qualità dell’aria per migliorare quella della vita. La dirigente Abita definisce il quadro d’interventi: “La pianificazione in materia di qualità dell’aria fa capo alla Regione Siciliana, che si avvale del supporto tecnico di ARPA Sicilia.

Il Piano regionale di tutela della qualità dell’aria, adottato nel 2018 dalla Giunta di Governo, ha individuato 25 misure. In relazione al particolato fine sono state indicati degli interventi che, se attuati, ridurranno le emissioni di particolato PM10, al 2027, del 16% in più rispetto al tendenziale regionale.

Le misure riguardano principalmente l’adozione di opere di adeguamento degli edifici pubblici alle norme per il risparmio energetico, riducendo quindi le emissioni determinate dal riscaldamento degli edifici, la riduzione del traffico veicolare privato, la riduzione degli incendi boschivi attraverso l’inserimento di azioni più incisive nel Piano di prevenzione incendi, la riduzione delle emissioni di ammoniaca negli allevamenti e la riduzione di sistemi tradizionali di combustione a biomassa. Tutti settori antropici che influiscono nella produzione delle polveri sottili nel territorio regionale.

Si evidenzia, infine, che in base all’inventario regionale delle emissioni del 2012, in atto in fase di aggiornamento, le fonti emissive di origine naturale, tra cui le polveri sahariane o le eruzioni vulcaniche, incidono a livello regionale per circa il 57% nella produzione di polveri sottili”.

Piano d’azione che rimanda ad un processo culturale ancora in divenire e che rimanda ad una maggiore consapevolezza dell’importanza della difesa dell’ambiente. Quello della dirigente Abita è un osservatorio privilegiato per registrare una maggiore presa di coscienza nei territori: “Gli spazi informativi come quelli messi a disposizione da SNPA, ma anche dalla nostra Agenzia, sono certamente fondamentali per far conoscere lo stato di qualità dell’aria del nostro territorio ad una platea vasta. Infatti proprio tramite tali iniziative adesso lei mi sta chiedendo informazioni che diffonderà e che andranno a moltiplicare le conoscenze sulla qualità dell’aria che riguardano la nostra regione. Una informazione di qualità non può che alimentare l’interesse e la consapevolezza dei cittadini in materia ambientale. E’ importante quindi contribuire a creare una cultura scientifica sui temi ambientali senza cedere a sensazionalismi o ad eccessive semplificazioni”.

Vito Manca