Ambiente

Qualità dell’aria in Sicilia: preoccupano benzene e biossido di azoto

I risultati dell’analisi dell’aria siciliana nel 2023 non sorprendono ma non per questo sono da sottovalutare. I dati sono quelli rilasciati dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, che ha rilevato come nelle grandi città della Sicilia ci sia un problema con le quantità di benzene e di biossido di azoto rilevate nell’aria. Il primo è stato classificato dalla Iarc, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, nel gruppo 1, accertato come cancerogeno per l’uomo, in quanto vi è sufficiente evidenza di cancerogenicità in appositi studi epidemiologici. Ciò significa, secondo l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, che non è possibile stabilire livelli di esposizione al di sotto dei quali non c’è rischio di sviluppo di malattie.

Nel 2023 sono stati accertati livelli medi superiori alla soglia di valutazione inferiore (2,0 µg microgrammi/m³) nelle stazioni di traffico di Palermo e Catania, insieme a Genova, Firenze, Frosinone, e in una stazione di monitoraggio collocata nel quartiere Tamburi di Taranto a ridosso della zona industriale. Anche per il biossido di azoto sono stati segnalati superamenti del valore massimo consentito sia a Palermo che a Catania, e in generale in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale, come Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Napoli.

Il biossido di azoto, qualità dell’aria in Sicilia: i dati

Si segnala comunque, nel 2023, una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. Tale valore viene monitorato perché il biossido di azoto è un gas irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi; può provocare bronchiti, che possono evolversi in edemi polmonari. Contribuisce al fenomeno delle “piogge acide” trasformandosi in acido nitrico. A livello nazionale, il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di Pm10 e Pm2,5, cioè a partire da metà degli anni ’90 del secolo scorso, e dal 2007 con la rete completa; tale miglioramento si registra sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del Pm10 sia nei valori medi annuali. L’andamento dei valori del particolato è fortemente legato alle condizioni meteorologiche, che hanno influenzato in positivo i risultati del 2023, mentre la riduzione delle emissioni incide soprattutto nel medio e lungo periodo. La ricerca viene effettuata in collaborazione con i diversi Arpa regionali. Arpa Sicilia, in particolare, oltre ad aver lavorato attivamente nel fornire l’elaborazione dei dati provenienti dalla rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria, ha contribuito alla realizzazione dell’approfondimento “Monitoraggio di inquinanti con tecniche non regolamentate” e ha realizzato il focus “Qualità dell’aria isola di Vulcano”.

La sperimentazione di Arpa

Per “monitoraggio di inquinanti con tecniche non regolamentate” si intende l’utilizzo di metodi alternativi a quelli stabili dalla direttiva Ue, purché, mediante l’applicazione di appositi protocolli di verifica delle caratteristiche prestazionali della strumentazione coinvolta, siano certificati equivalenti a quelli di riferimento in termini di accuratezza e di incertezza di misura dei risultati. Arpa Sicilia, in collaborazione con un produttore di sensori low cost ha dato vita ad una sperimentazione  al fine di confrontare i dati dei sensori Lcs13 per il rilevamento di Pm10 e Pm2,5  con i dati monitorati nelle stazioni fisse gestite da ARPA Sicilia. Tale sperimentazione è stata realizzata in due stazioni di monitoraggio di qualità dell’aria a Catania. Ancora, Arpa ha lavorato alle rilevazioni sull’isola di Vulcano, la più meridionale delle sette isole che compongono l’arcipelago delle Eolie in Sicilia. L’agenzia, da novembre 2021, ha avviato una campagna di monitoraggio della qualità dell’aria con il posizionamento sull’isola di Vulcano di laboratori mobili, stazioni e sensori nelle abitazioni.