Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo fondarono il Movimento 5 stelle nella famosa riunione del 4 ottobre del 2009. L’obiettivo era dare vita a un Movimento civico atto a competere nelle elezioni di Comuni e Regioni. Inizialmente, appoggiarono l’Italia dei valori, poi nel 2010 vi fu l’inizio del “Vaffa”, secondo cui doveva essere mandata al macero la classe politica di allora e sarebbe dovuto scomparire il professionismo con il vincolo dei due mandati. Si decise poi anche di concorrere alle elezioni politiche nazionali.
Lo stesso Grillo era titubante quando Casaleggio propose questo progetto, tuttavia poi lo accettò, seppur il vero cervello dell’operazione fu sempre Casaleggio. In ogni caso, rimase negli annali che Beppe Grillo avrebbe ricoperto la carica di Fondatore del Movimento 5 stelle.
Morto Casaleggio, Grillo non è riuscito a mantenere sui livelli iniziali il novello Movimento, poiché pur essendo un ottimo comunicatore, è uno scadente, o inesistente, organizzatore.
La macchina si era in ogni caso messa in moto e scaldò il cuore degli elettori, stufi della vecchia e stantia politica e, contemporaneamente, illusi che il neo Movimento potesse essere qualcosa di diverso rispetto a quanto visto fino a quel momento.
Il 4 marzo 2018, ben il 34% degli elettori votò per il Movimento 5 stelle, che ebbe così un risultato clamoroso, come quello che era abituato a conseguire la Democrazia cristiana. Subito dopo, ai pentastellati si aggregò Salvini e così nacque il primo Governo giallo-verde con la Presidenza del Consiglio assegnata a un professore di Diritto di Volturara Appula, Giuseppe Conte, tirato fuori da Luigi Di Maio.
Il Governo giurò nella mani del Presidente della Repubblica il primo giugno del 2018 e subito dopo scese compatto nei Giardini del Quirinale per la rituale Festa della Repubblica. In quell’occasione ebbi modo di chiacchierare per una mezz’oretta con lo sconosciuto Giuseppe Conte, al quale feci gli auguri per l’improbo incarico che aveva assunto.
Sappiamo tutti com’è andata e oggi il Movimento 5 stelle è in piena bufera, con il Fondatore (Grillo) e il Presidente (Conte) che non si risparmiano colpi di sciabola.
Grillo ha goduto di una “consulenza”, di cui non si conosce la natura, per cui però riceve un compenso di trecentomila euro l’anno. Conte vuole tagliare questo emolumento.
Il Fondatore, per ripicca, ha dichiarato che come ha fatto nascere il Movimento 5 stelle, ora lo vuole seppellire. Come disse Luigi XIV, il Re Sole: “Aprés moi le deluge”.
Non possiamo condividere questa impostazione, perché manca della necessaria generosità di chi ha visto nascere un Movimento divenuto così importante e che oggi declina quasi naturalmente. Esso avrebbe bisogno di cure amorevoli e di sostegno, non di vituperi e di minacce.
Non sappiamo come finirà la querelle, né è prevedibile il suo epilogo. La prossima Assemblea potrà essere decisiva per una soluzione possibile, oppure per l’inizio di una controversia legale di cui non si possono prevedere né il tempo, né il risultato.
Dispiace fare le constatazioni che precedono, ma alle volte l’ira acceca e fa perdere di vista l’interesse generale, che invece deve prevalere sempre su quello personale. Ma molti non capiscono come sia necessaria la prevalenza dell’uno rispetto all’altro.
Il futuro del Movimento 5 stelle è quindi legato a fattori imponderabili, in quanto non sembra che vi sia chiarezza di idee neanche nel proprio corpo istituzionale, cioè deputati e senatori, i quali, in mancanza di una guida, non hanno una visione definita del proprio futuro e non lo individuano in quanto sono sbandati.
La debolezza dell’M5s è però anche la debolezza di tutto il centrosinistra, che non riesce a mettere insieme una maggioranza come possibile alternativa a quella attuale. Non sappiamo se nei prossimi due anni e mezzo tutti i componenti dei quell’area saranno capaci di mettersi insieme evitando i litigi da comari, per esempio quelli tra Renzi e Calenda.
Per ultimo, posso testimoniare, come Fondatore di molte strutture, che il punto di vista espresso prima sia stato la costante dei miei sessantasei anni di lavoro.