Editoriale

Quando la Chiesa parla dei valori sociali

Abbiamo sentito tanti Papi nella nostra lunga vita, a partire da Giovanni XXIII – che risolse il conflitto fra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America – e poi Paolo VI, Giovanni Paolo I, che morì dopo appena trentasette giorni dalle elezioni, indi Giovanni Paolo II, divenuto santo, Benedetto XVI e infine Papa Bergoglio, cioè Francesco, eletto il 13 marzo 2013 e ora ottantottenne.

Giovanni XXIII, già patriarca di Venezia, era un uomo bonario, che arrivava direttamente al cuore delle persone perché usava frasi e parole semplici e non cercava quelle espressioni auliche che invece l’aristocratico Paolo VI utilizzava sovente.

Non solo, ma Giovanni XXIII citava poco le fonti della religione, fra cui la Bibbia e i Vangeli, e preferiva utilizzare le frasi della quotidianità che erano familiari alle persone che ascoltavano. Insomma, un Papa popolare e sempre ricordato con molto affetto, anche dai laici e perfino dai non credenti.

Jorge Mario Bergoglio, che scelse il nome di Francesco senza numero, è un gesuita di profonda intelligenza, l’opposto di Benedetto XVI, un grande e profondo teologo che parlava come un libro stampato. Quale libro? Uno di quelli sacri ed è per questo che fra lui e i credenti vi fu un solco molto profondo.

Bergoglio, anch’egli come Giovanni XXIII, parla direttamente alle persone ed anch’egli usa un linguaggio semplice e con pochi riferimenti ai libri fondamentali.
Parlando in questo modo egli ha fatto una scelta di fondo e cioè cercare di mantenere stabile quantitativamente il popolo dei cattolici e anche di attirare qualche giovane in più disponibile a fare il sacerdote. In questa direzione, ha annunciato a mezze parole che probabilmente verrà meno l’obbligo della castità per gli stessi, peraltro caso unico fra tutte le religioni maggioritarie.
Per la sua successione egli di fatto ha blindato il prossimo conclave, ove con gli ultimi cardinali appena nominati, ha raggiunto il numero di 142 sul complessivo di 256, il che significa che egli potrebbe indicare ai suoi fedelissimi il nome del suo successore e ciò potrebbe avvenire automaticamente data la composizione dello stesso conclave.

Perché vi raccontiamo queste vicende? La risposta è semplice: vediamo le Chiese cattoliche semivuote durante le cerimonie. Il laicismo che si sta diffondendo non sappiamo se sia un bene o un male, ma è un dato di fatto che vi riportiamo.

È vero che il Papa ha raccomandato ai propri sacerdoti di ridurre il tempo delle omelie al minimo necessario, rendendole efficaci, con riferimenti alle questioni sociali; ma è anche vero che questa raccomandazione non viene sempre osservata e quindi capita di sentire discorsi, magari alati, ma che nulla hanno a che fare con la realtà.
Se la Chiesa cattolica cercasse di spiegare più che i valori religiosi quelli etici e morali di tutti i tempi, probabilmente avrebbe maggiore audience.
Dovrebbe inoltre combattere questa forma di ignoranza che si diffonde in tutti i ceti sociali, per cui si arriva al punto di negare la realtà, fatta di comportamenti che dovrebbero essere adeguati al vivere civilmente in una Comunità.

La citazione dei quattro Vangeli ammessi dalla Chiesa – Matteo, Marco, Luca, Giovanni – si ritengono la fonte di tutte le teorie cattoliche cui i/le credenti di questa religione dovrebbero attenersi. Male fa la Chiesa però a non citare gli altri otto Vangeli chiamati apocrifi, che contengono anch’essi verità e menzogne, ma che dovrebbero essere ugualmente consultati e citati.

Si tratta di una parzialità che danneggia la verità e che allontana le persone da questa religione.
Tuttavia, essa è la seconda al mondo per numero teorico di aderenti, i/le quali superano il miliardo; non per nulla il conclave ha una presenza di cardinali non italiani che è preponderante.
La prima religione per numero di aderenti è quella musulmana, che ha la Mecca, cioè l’equivalente del Vaticano, a Riyad, nel Kingdom of Saudi Arabia.
Nonostante i suoi acciacchi, il Papa continua a viaggiare per tutto il mondo e con la sua bonomia ricorda i valori etici non sempre coincidenti con quelli religiosi.