Editoriale

Quando si sta male non bisogna coricarsi

Rileviamo che molte persone, quando soffrono di qualche dolorino o accertano qualche linea di febbre, si coricano sperando così di guarire prima. Sbagliato! È vero il contrario. Dobbiamo infatti sapere che ogni giorno il nostro corpo è assalito da milioni o miliardi di virus, batteri, germi e altri esseri viventi che hanno bisogno di noi per vivere. Come facciamo a non ammalarci? Ci pensa il nostro grande difensore, che è il sistema immunitario, il quale lavora alacremente, ventiquattro ore al giorno, appunto per impedire che tutti i nemici prima elencati possano aggredirci.

Se l’operazione di vigilanza indicata funzionasse sempre, nessuna persona si ammalerebbe mai. Ma così purtroppo non è per numerose ragioni e, quindi, qualcuno di quei maledetti nemici riesce a superare le soglie di vigilanza del sistema immunitario, entra nel nostro corpo e comincia a procurarci fastidi più o meno seri.
A questo punto intervengono i medici, che, ipso facto, cominciano a propinare farmaci di ogni genere e tipo, tanto paga “Pantalone”.

Quando ci si ammala interviene anche una certa dose di paura, proporzionata alle cognizioni dell’essere vivente e ai suoi convincimenti. Una persona che conosce come vanno le cose, che ha molto letto, che è colta, non si preoccupa più di tanto. Invece, chi conosce poco si preoccupa molto.
Che differenza fa il grado di preoccupazione? Notevole, perché chi affronta una malattia con forza mentale, aiuta fortemente il sistema immunitario a debellarla; chi invece è spaventato/a, si indebolisce e consente ai nemici di progredire.

Ovviamente la situazione che prospettiamo non è valida in tutti i casi, ma costituisce una media perché la posizione mentale di ciascuno di noi è fondamentale per affrontare le patologie. Un esempio è l’effetto placebo, cioè l’efficacia curativa di qualcosa che in verità di per sé non ha alcun effetto.
Non solo si tratta di come noi ci poniamo, ma della nostra volontà di sostenere e fortificare il nostro Guardiano, alias sistema immunitario. È noto che, quando ci si corica, i dodici sistemi di cui è dotato il corpo umano rallentano il loro funzionamento, per cui la produzione di anticorpi diminuisce in proporzione.

Ecco perché prima si scriveva che quando ci si ammala non bisogna coricarsi, a meno che non si abbia una temperatura corporea elevata, cioè superiore di uno o due gradi rispetto a quella normale di ognuno di noi, che è di circa 37 gradi.

Qualcuno potrebbe ora obiettare: come si fa, sentendosi fiacchi, ad andare ugualmente a lavorare o studiare, andare a teatro, a fare sport o altre attività? La risposta è semplice: bisogna volerlo. Deve intervenire la nostra mente, sostenuta dal convincimento che, mantenendo ad alto numero di giri il nostro sistema immunitario, questo funziona meglio e per conseguenza ha più forza nel debellare virus e batteri che ci hanno aggredito.

Qualcuno non crederà a questa affermazione, per cui gli suggeriamo di provare per credere. Non per questo auguriamo a chi volesse provare di ammalarsi, ma se malauguratamente dovesse accadere, potrebbe provare a mettere in atto questa soluzione, che aiuterà a guarire. La mente è più forte di quanto crediamo.

Io stesso posso testimoniare che quanto suggerito funziona, perché qualche anno fa sono stato colpito da polmonite batterica, che è stata combattuta ovviamente con appropriati antibiotici, ma anche con medicine naturali e, nonostante il suggerimento del medico-amico di mettermi a letto, non l’ho seguito. Sono andato regolarmente a lavorare e a camminare e così dopo dieci giorni la polmonite era guarita e con essa la febbriciattola che mi aveva tormentato per tutto il periodo.

Ovviamente le cose che scriviamo sono quelle di una persona normale; non ci permettiamo di entrare nel campo medico perché non ne abbiamo le competenze. Ma dalle numerose letture in materia possiamo dedurre quanto prospettato e quindi ci siamo permessi di formulare questi consigli ai e alle cortesi lettori/trici, più o meno scettici/che, i/le quali potranno sperimentarli oppure no.
La questione resta sul tavolo e cioé se combattere le malattie o farsi abbattere da esse. Noi preferiamo la prima soluzione.