Politica

Quarantun anni di editoriali per rileggere la Storia, economica e no, della Sicilia e del Sud

Editoriale. Con questo termine viene definito l’articolo di fondo, stampato, a volte senza firma perché s’intende espressione della direzione, nelle prime colonne della prima pagina di un giornale (o nella prima pagina di una rivista.

L’Editoriale rispecchia l’indirizzo giornale sui fatti salienti, la linea politica, insomma. E proprio per questo può rappresentare, riletto a distanza di anni, una cartina di tornasole di un periodo storico, diventando commento sempre meno cronachistico e avvicinandosi alla storia.

Il 12 aprile dello scorso anno Carlo Alberto Tregua, direttore del Quotidiano di Sicilia, classe 1940, ha tagliato il traguardo dei quattromila editoriali, che, raccolti in diversi libri, hanno tracciato la storia economica della Sicilia e del Mezzogiorno nel segno di un giornalismo “con la schiena dritta”.

E in occasione dei suoi ottant’anni, può essere interessante tracciare un breve excursus dei suoi editoriali.

Tutto ha inizio nel dicembre 1979. Va in scena un numero unico, un banco di prova per quello che sarebbe stato l’house organ, lo strumento di informazione di Apindustrie, l’Associazione provinciale delle piccole e medie imprese di Catania.

“I problemi della realtà socio-economica della provincia di Catania, connessi e interdipendenti con quelli dell’intera Nazione, vanno affrontati non solo con criteri di possibile operatività, ma con metodi che consentono di allargare la base dell’informazione perché essi possano essere ben focalizzati, determinando le cause che li hanno prodotti e ipotizzando i mezzi che li possono risolvere”.

A ben guardare, in questo incipit del primo editoriale di Tregua, c’è tutto quello che fino ad oggi ha approfondito, sviscerato, denunciato. E non fermandosi alle critiche, ma assumendosi la responsabilità di proporre soluzioni, sezionando le questioni in modo da approfondirle una per una.

E così, con metodo, e cercando “cocciutamente” sempre i fatti incontrovertibili, ha portato avanti un’informazione trasparente, non cronaca ma approfondimento, dove si mettono in connessione cifre, numeri e dati in modo da trarne una sintesi e da lì affrontare la questione… come quella eternamente irrisolta, ossia la Meridionale (26.7.2019) e guardando ad un’Italia vista da Sud (11.2.2010).

E in questo percorso non le ha mai mandate a dire…, anzi ai “Parolai della politica, professionisti del Nulla” (10 febbraio 2018) le sue osservazioni le ha sempre scritte nero su bianco.

Ed ancora, merito e doveri (prima di accampare diritti) sono da sempre temi che ritornano nei suoi editoriali, convinto che “Il non merito…” (1. 5. 2009) ha un costo che si paga caro.

Convinto che la formazione può alimentare la cultura del risultato e non quella del favore (27.7.2019) e auspicando con concrete proposte che la sua terra, la Sicilia, diventi un “progettificio” (7.11.2019), dove il lavoro produca ricchezza (18.10.2012) e ad essere pagati sono i risultati e non le chiacchiere (19.7.2012), dove i concorsi aprono le porte alla meritocrazia e le chiudono ai contrattisti (21.5.2008).

Ma la formazione ha bisogno di basi solide, che provengano da quella scuola italiana, di cui ha in più occasioni denunciato il declino dell’insegnamento e della preparazione degli studenti (24.6.2015).

Le riflessioni si sono sempre allargate agli scenari nazionali e internazionali, perché i problemi di un singolo territorio – ricorderete – sono “connessi e interdipendenti con quelli dell’intera Nazione (…)” e ne valicano i confini.

Essenziale, dunque, capire “Come ruotano gli epicentri del mondo” (14.8.2015).

Non ha scelto la strada della parsimonia nemmeno affrontando i temi legati alla salvaguardia dell’ambiente, già in tempi in cui il discorso era poco attraente, dicendo basta alle discariche (8.4.2014), sollecitando l’attenzione sul dissesto idrogeologico del nostro Paese (15.1.2014), e quella sulla costruzione dei termovalorizzatori (19.1.2018), per dare una soluzione alla questione rifiuti del nostro territorio, vulnus della Sicilia (9.1.2018) insieme alla “questione Ponte sullo Stretto”, affinché non si debba più scrivere “Ci siamo scordati del Ponte” (17.2.2007).

Da visionario, concreto e ottimista, si augura la “Sicilia prima in Ue” (30.6.2018).