ROMA – È sempre più evidente il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Il grido di allarme arriva non solo dagli imprenditori. Quasi 900mila laureati, altrettanti diplomati e oltre 680mila persone con qualifica professionale troveranno lavoro tra il 2020 e il 2024, chiamati a integrare o sostituire il personale uscente per ragioni di età. Ma proprio per gli indirizzi di formazione e istruzione professionale si prospettano le maggiori difficoltà, visto che, in quattro casi su dieci, non saranno disponibili per le aziende. È quanto mostra l’ultima stima di Unioncamere relativa ai fabbisogni occupazionali tra il 2020 e il 2024, elaborata nell’ambito del Sistema informativo Excelsior. “Da questi dati preoccupanti – spiega Marco Contemi, fondatore del portale www.applavoro.it – si evince chiaramente che le prospettive lavorative dei futuri laureati italiani non sono rosee. Diventa quindi ancora più importante riuscire a distinguersi, a mettere in mostra le tanto ricercate soft skill”.
Nel quinquennio 2020-2024 i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare nel complesso il 69% del fabbisogno occupazionale – con una quota particolarmente elevata richiesta dal settore pubblico, pari al 92% – mentre il personale con qualifica professionale peserà per il 26% . Per un ulteriore 5% di fabbisogno di personale non sarebbe necessaria una particolare qualifica o titolo di studio.
Per quanto riguarda i laureati (34% della domanda) tra i principali indirizzi universitari richiesti nel quinquennio 2020-2024 emergono l’indirizzo medico-paramedico, per cui si stima saranno necessari 173mila unità, l’indirizzo economico (119mila unità), ingegneria (117mila unità), insegnamento e formazione (104mila unità comprendendo scienze motorie) e l’area giuridica (88mila unità).