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Il questore di Catania al Qds: “Porre una pressione costante sulla criminalità organizzata”

Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del direttore Carlo Alberto Tregua, il Questore di Catania, Giuseppe Bellassai.

Come ha trovato la Questura di Catania al momento del suo insediamento?
“Ho trovato una Questura adeguata nelle professionalità e nelle necessità a una città come Catania. Posso contare su 1.100 persone e come tutte le organizzazioni complesse vanno seguite e indirizzate adeguatamente. Un Questore deve guardare alle attività della Questura a tutto tondo. Anche a quei temi che spesso non vengono ritenuti di primaria importanza, ma che incidono moltissimo sulla collettività e nel rapporto tra la Polizia e il cittadino. Ed è quello che stiamo cercando di fare nei territori della provincia. Ho chiesto ai dirigenti dei Commissariati, in raccordo con il Comando dei Carabinieri, di spingersi anche in territori vicini, perché tutte le collettività vanno servite. Uno dei temi che più certamente impegna è quello relativo al contrasto alla grande criminalità organizzata. È di tutta evidenza che questo sia il tema dei temi a Catania, in cui continuano a operare organizzazioni criminali di diverso segno e contrapposte tra di loro che fanno riferimento a Cosa Nostra, con tutto quello che ne consegue in termini di attività criminali e illecite che queste consorterie mafiose pongono in essere: dalle estorsioni, al traffico di armi fino alle piazze di spaccio”.

L’arcivescovo Renna, in un’intervista al nostro giornale ha detto che i principali mali di questa città sono la “cattiva politica” e i “corruttori” che coinvolgono soprattutto i giovani. Come fermare questo flusso di forze fresche che arrivano alla malavita? Come sottrarre i ragazzi dall’abbraccio della criminalità?
“Il problema non si pone solo per le piazze di spaccio ma in tutti i settori frequentati dalle organizzazioni criminali. La facilità di trovare manodopera in certi settori e quartieri della città è abbastanza preoccupante: il meccanismo per cui noi incidiamo con gli arresti e poi c’è un cambio immediato è un fatto assolutamente reale. Il mio compito, insieme alle Forze dell’ordine, è contrastare questi fenomeni e mettere in campo operazioni coordinate dall’Autorità giudiziaria, che ci consentano di indebolire le organizzazioni criminali. Una costante pressione sulle strutture e sugli organici delle consorterie mafiose alla fine le indebolisce. Individuare i capi significa sottrarre anche a quell’organizzazione risorse e menti pensanti e costringerli a dei cambi con soggetti che non hanno l’esperienza criminale dei predecessori. Quindi è un lento processo, ma che sicuramente alla lunga darà i suoi frutti. Poi ci sono altri temi che non attengono alla nostra attività e che riguardano altri contesti di carattere sociale, economico e generale di certi quartieri, che possono indurre i più giovani ad avvicinarsi ai facili guadagni. Ma tutti avranno constatato, ed è necessario sottolinearlo, come qui non si viva la situazione di qualche decennio fa. Il quadro oggi è decisamente migliorato”.

Non possiamo non parlare dei ripugnanti fatti della Villa Bellini e del terribile stupro di gruppo ai danni di una ragazzina di appena tredici anni. Perché uno dei luoghi più importanti della città non è stato adeguatamente presidiato dalle Forze di sicurezza e cosa si può fare per evitare in tutti modi che altri episodi di questo genere possano verificarsi?
“Quello della violenza nei confronti di una ragazza di 13 anni è stato un episodio negativo che fortunatamente gli amici dell’Arma dei Carabinieri sono riusciti a risolvere individuando i responsabili in tempi brevi. Una vicenda che ci richiama alla necessità di rafforzare ancora di più determinate attività di controllo del territorio e di mirare soprattutto a certe zone della città e ai centri di aggregazione. In questo senso stiamo cercando di coprire, soprattutto nelle giornate in cui più ci sono criticità come nel fine settimana, i punti focali della movida catanese con controlli che mirano sempre a migliorare la percezione di sicurezza tra i cittadini”.

Un rapporto di fiducia con gli imprenditori per favorire la scelta di denunciare il pizzo

Quanto è ampio il racket in città? In questi mesi si sono fatti avanti imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare?
“Estorsioni e racket, va detto, rimangono un’erbaccia dura da estirpare. Mancano le denunce perché c’è un sostanziale timore da parte degli imprenditori, soprattutto quelli vessati da più tempo, perché probabilmente ritengono che il pagamento del pizzo sia un costo dell’esercizio della propria attività. E quindi, mentre troviamo rari casi di denuncia, da chi viene taglieggiato da poco, chi è entrato in quel meccanismo da tempo è difficile che ne esca. Ma bisogna guardare alle cose da un’altra prospettiva, non soltanto all’atteggiamento dell’imprenditore. È necessario infatti che la scelta di denunciare sia favorita. In questo sicuramente noi abbiamo un peso. Bisogna iniziare un processo virtuoso che porti all’avvicinamento dell’imprenditoria alle Forze di Polizia a creare un rapporto di fiducia. Come si ottiene? Con i risultati ma che attraverso un’attività di confronto e di incontri dedicati al tema”.

In che modo è possibile garantire chi denuncia?
“I modi ci sono e devono essere messi in campo. E lo Stato lo fa. Bisogna superare questo scoglio che è quello dell’affacciarsi alla denuncia. E per farlo l’imprenditore deve sapere che dall’altra parte c’è chi lo proteggerà in maniera totale. L’imprenditore deve conoscere le mani in cui si sta mettendo. Deve sapere chi è il gruppo di persone cui si sta affidando. E questo non vale solamente per i temi della grande criminalità organizzata ma per tutto. Quando si parla di percezione di sicurezza, spesso essa non va di pari passo con la sicurezza reale. Se noi andiamo a guardare i reati non sempre c’è un aumento percentuale che dia giustificazione dell’aumento della percezione di insicurezza da parte del cittadino. E questo dipende da tutti, compresi i mezzi di comunicazione. Tengo molto all’informazione e al rapporto con essa perché credo che entrambi, ovviamente in maniera diversa, facciamo sicurezza. Anche dal punto di vista della piccola criminalità, quello di cui c’è bisogno da parte della cittadinanza è una manifestazione evidente ed estetica della presenza delle Forze di polizia e una riconquistata fiducia. Il mio compito è fare capire che siamo vicini alle esigenze della comunità in maniera adeguata e tramite il raggiungimento dei risultati. E questo, ripeto, si fa attraverso un’attività quotidiana che è fatta di vicinanza al cittadino anche in azioni, apparentemente formali, come una denuncia di smarrimento di un documento o una telefonata al centralino. Non ci rendiamo conto che i parcheggiatori abusivi o quelli che vanno sullo scooter senza casco non fanno altro che esportare un’idea di illegalità che porta il cittadino a pensare che qui ognuno può fare ciò che vuole”.

Tempi sensibilmente ridotti per il rilascio dei passaporti

Rilascio passaporti, anche in questo servizio avete segnato un cambio di passo rispetto al passato. In che modo?
“Il tema dei passaporti è una di quelle questioni che un Questore non può non tenere nella giusta considerazione. Perché quando parliamo di fiducia del cittadino noi ce la conquistiamo anche passando da questi argomenti. È chiaro che un cittadino che non trova risposte, come quella semplicissima di fare il passaporto, poi avrà un atteggiamento nostri confronti negativo e di sfiducia. Per questo motivo abbiamo messo in campo alcuni piccoli-grandi correttivi che ci hanno consentito di raggiungere in tempi brevi degli obiettivi di miglioramento che ci eravamo prefissati. Oggi i passaporti si possono ottenere in pochi mesi. Come abbiamo fatto? Aumentando il personale che si occupava di questo specifico servizio e anche grazie alle aperture straordinarie, i cosiddetti Open day. In fin dei conti, il cittadino che si trova ora con il nuovo sistema a dovere digitare e richiedere tutto online, sente il bisogno anche di avere un secondo metodo di accesso, interfacciandosi con noi. Il cittadino può presentarsi allo sportello e avere il passaporto in tempi ragionevoli. È chiaro che tutto è perfettibile e tutto è migliorabile”.