Se venisse confermata l’ipotesi a cui stanno lavorando Renzi ed altre forze centriste di candidare il centrista Pierferdinando Casini, eletto a sua insaputa nel centrosinistra, si aprono scenari di cambiamento nel sistema politico. Questa ipotetica elezione certifica la definitiva impasse e sterilità delle teorie maggioritarie applicate all’Italia ed apre una stagione di ritorno al proporzionale puro. Questo metterebbe a nudo la evidente, anche se sempre smentita, spaccatura nel centrodestra, perché FdI ovviamente non voterebbe mai Casini. Casini è l’anticristo dei sovranisti, ne sarebbe ostacolo assorbente ma netto.
La Meloni, unico strenuo difensore del maggioritario, assurgerebbe sempre di più a partito antagonista dell’attuale unità nazionale, differenziandosi sempre di più, per strategia e calcolo elettorale, dai propri ex, a questo punto, alleati. Come ha già fatto con la votazione su Crosetto di ieri.
In questa chiave va vista la pelosa scelta di agganciare Musumeci in Sicilia per un doppio patto elettorale su regionali e nazionali con Diventerà Bellissima, il movimento del Presidente.
Ovviamente questa mossa porterebbe gli alleati delusi dal governo di Musumeci, per risultati ed atteggiamento accentratore, a contrastare questa mossa che potrebbe ingigantire “l’uomo solo al comando” rappresentato dal ColonNello di destra.
la Sicilia, terra di profonda tradizione democristiana, è pronta a diventare terra sovranista e di destra pura? Tutto in una visione catanese del mondo. A Catania, ma solo là, esiste da sempre la destra, e di Catania per nascita o origine sono i gestori dell’accordo Meloni-Musumeci, come Razza, Messina, Pogliese, La Russa, Urso.
L’Hybris catanese caput Siciliae porterebbe inevitabilmente Miccichè, la Lega e tutti gli altri alleati ad una spaccatura netta del centrodestra. Soprattutto se il governo Draghi aumentasse il peso politico della sua compagine, non è esclusa la nascita di una coalizione centrista, con la desistenza non ufficiale di parte del centrosinistra, alternativa alla destra sovranista.
La Sicilia ritornerebbe ad essere laboratorio politico di una logica proporzionalista favorita dal fatto che in Sicilia la legge elettorale non ha il ballottaggio. Il problema è trovare il candidato anti Musumeci e la sua coalizione di destra. E qui potrebbe entrare in campo il Sindaco di Messina se non Gaetano Miccichè. Se valutiamo i risultati delle scorse elezioni la somma dei partiti centristi in Sicilia parte in vantaggio su un fronte sovranista rafforzato dal partito di Musumeci. La Sicilia è più terra di preferenze, di rapporto con il territorio, che di voto di opinione, e quindi dipenderà da chi farà le liste. Ed in questo Miccichè, Lombardo, Cuffaro, Cesa e Minardo farebbero la differenza, rispetto a Musumeci e Pogliese. Anche perché il più attrezzato di loro, Raffaele Stancanelli, guarderebbe dalla sponda del fiume la partita.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo