Politica

Quirinale, M5S e Pd cercano la convergenza

ROMA – Iniziano a delinearsi le posizioni delle forze politiche in vista del voto sul presidente della Repubblica di lunedì prossimo. Ieri, in un vertice tra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, a casa del leader M5s a Roma, si è stabilito di aprire un confronto con il centrodestra partendo dal presupposto che “nessuno può vantare un diritto di prelazione” sul nome da avanzare.

Dopo neanche un’ora dall’inizio dell’incontro i tre leader hanno pubblicato un tweet congiunto: “Ottimo incontro. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Aperti al confronto, nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità”.

Al termine, Enrico Letta ha ribadito: “Non c’è nessuna intesa sul nome perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni”. “È andata molto bene”, ha aggiunto il leader Pd a proposito della posizione della coalizione sull’elezione del presidente della Repubblica.

Il Movimento 5 Stelle ha poi ribadito “la linea per la continuità dell’attuale governo”. Sembrerebbe quindi, almeno per il momento, esclusa del tutto una convergenza sul nome di Mario Draghi che, appunto, i Cinque Stelle vorrebbero far rimanere alla guida del Governo.

Dal canto suo, Giuseppe Conte ha chiarito che il presupposto per un dialogo con il centrodestra è togliere dal tavolo la candidatura di Silvio Berlusconi. “Siamo pronti ad un’azione e ad un confronto ampio e condiviso, ovviamente dal tavolo andranno rimosse candidature di parte come quella di Berlusconi – ha spiegato -. Avrete delle proposte più avanti, quando faremo il confronto anche con le altre forze. Siamo pronti a offrire al paese un nome che rappresenta tutti”.

La strategia è insomma quella di rimettere la palla nel campo avverso e frenare l’avanzata di Salvini che si è detto pronto a fare un nome la prossima settimana. La scelta, per la coalizione giallo-rossa, va fatta insieme visto che nessuno dei due schieramenti può vantare una maggioranza sufficiente ad eleggere il prossimo capo dello Stato.

Intanto, sempre ieri, la Camera ha approvato sostanzialmente all’unanimità (349 favorevoli, 4 i contrari) gli ordini del giorno presentati dal capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida, e da quello di Forza Italia, Paolo Barelli, che chiedono la “collaborazione” del governo per consentire la partecipazione al voto per l’elezione del presidente della Repubblica anche ai “grandi elettori” positivi al Covid o in quarantena, anche attraverso un intervento normativo. Il governo si era rimesso all’Aula, e nel dibattito si erano espressi a favore anche Maurizio Lupi di Noi con l’Italia, Marco Marin di Coraggio Italia, Maurizio Molinari della Lega, Marco Di Maio di Italia Viva. A favore si era espresso anche il M5s, che con Davide Crippa ha spiegato come “la normativa impedisce di spostarsi dal proprio domicilio se in isolamento o in quarantena” e dunque “non è certo il presidente della Camera a poter affrontare la questione”. Al contrario “è indispensabile chiarire, assegnando al governo il mandato per una riflessione dal punto di vista normativo”.

I due atti impegnano l’esecutivo “a garantire ogni forma di collaborazione per permettere a tutti i 1.009 delegati di partecipare al voto per l’elezione del Presidente della Repubblica, in raccordo con le altre istituzioni, il presidente della Camera dei deputati e il presidente del Senato della Repubblica, rimuovendo ogni forma di impedimento, se del caso anche attraverso un intervento di carattere normativo”.