È Catania la città italiana dove nel 2020 si è registrato il decremento maggiore di quota di raccolta differenziata rispetto all’anno precedente.
A comunicarlo è l’Istat, attraverso il report “Ambiente Urbano” pubblicato oggi sul proprio sito ufficiale.
L’Istituto Nazionale di Statistica fa notare, infatti, che nell’anno contraddistinto dalla pandemia da Covid-19 il capoluogo etneo ha toccato un dato negativo del -4,9%, il peggiore tra tutti i Comuni capoluogo della penisola.
Ma se “Atene” piange, “Sparta” sicuramente non ride. Palermo è infatti l’altra grande città della nostra Regione dove si riscontra un risultato spiacevole, con un crollo del -2,7% nel giro di 12 mesi.
Nella nostra Isola ci sono comunque delle realtà virtuose. È il caso di Siracusa, dove nel 2020 è stato registrato il dato a dir poco sorprendente del +20,4%.
Tra le città metropolitane vi è il buon esempio della città di Messina che riesce a strappare un incoraggiante +10,4%.
Complessivamente, sono 37 i capoluoghi italiani dove la quota di raccolta differenziata si è attestata al di sotto delle aspettative. Sale a 56, invece, il numero delle città dove è stato superato il target del 65%.
Nel quadro generale, il Sud e le Isole continuano a essere fanalini di coda per quanto riguarda le quote di raccolta differenziata.
Secondo l’Istat, infatti, queste due aree d’Italia la quota si attesta rispettivamente al 43% e al 32%. Il valore più alto viene toccato nel Nord-Est, con il 67,7%.
In merito ai materiali raccolti, la frazione organica è la quota maggiore accumulata in maniera differenziata, pari al 34,5%. In seconda posizione si trovano poi la carta con il 24,9% e il vetro, con il 12,5% di raccolta differenziata.
In merito ai capoluoghi di città metropolitana si registrano, invece, dei dati differenti. In questo caso è la carta a conquistare la prima posizione (29,9%). Seguono frazione organica (28,8%) e vetro (14,3%).