Infrastrutture

La siccità ostacola (anche) le opere ferroviarie: difficoltà nei cantieri della Palermo-Catania

La Sicilia si trova giornalmente a fronteggiare un’emergenza che va oltre i danni alla popolazione e quelli prodotti all’agricoltura: una crisi idrica che sembra non avere fine. E a dispetto della possibilità di realizzazione di nuovi dissalatori che possano alleviare le scarsissime quantità presenti negli invasi, i problemi restano. E a risentirne sono infrastrutture che con il tema non dovrebbero avere nulla a che vedere. Come nel caso del raddoppio ferroviario sulla tratta Palermo-Catania. Si tratta di cantieri di Rfi dati in gestione al Consorzio Webuild.

Raddoppio ferroviario Palermo-Catania, difficoltà per la siccità

L’opera, finanziata con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), rientra nell’investimento generale da 22 miliardi di euro che Rete ferrovia italiana sta mettendo in pratica in Sicilia. Siccità permettendo. Perché proprio la mancanza di acqua sta ritardando i lavori per un utilizzo parziale delle “talpe” Tbm (Tunnel boring machine, nda), giganteschi macchinari utilizzati per scavare le gallerie lungo la tratta.

Questi strumenti richiedono grandi quantità d’acqua per raffreddare le frese durante le operazioni di perforazione. Una quantità stimata in sei litri al secondo, che però i vicini invasi non possono garantire per la scarsità idrica.

Quando il progetto del raddoppio ferroviario fu pianificato, tra il 2021 e il 2022, si prevedeva che l’acqua necessaria sarebbe stata fornita da Siciliacque, la società che gestisce il sistema idrico nell’area dei lavori. Ma l’attuale siccità ha costretto la stessa azienda a ridimensionare gli impegni assunti. Con le risorse idriche ridotte al minimo, si è reso necessario dare priorità all’approvvigionamento delle città e delle campagne, lasciando i cantieri della ferrovia senza la quantità d’acqua necessaria per proseguire i lavori.

Si tratta del secondo stop dopo quello imposto ormai più di due settimane fa su un altro cantiere Rfi, gestito sempre da WeBuild: la tratta per il raddoppio ferroviario sulla Messina-Catania, all’altezza del Comune di Nizza di Sicilia. Qui non ci sono problemi di siccità, ma di smaltimento di materiali: oltre 14 mila tonnellate di rocce contenenti un quantitativo elevato di arsenico. L’intervento dei sindaci e delle autorità ha bloccato tutto in attesa di una soluzione ancora non pervenuta nel corso delle varie riunioni.

Una soluzione temporanea

Tornando alla Palermo-Catania, nel cantiere di Dittaino, dove una Tbm è già stata montata, il problema siccità è stato risolto grazie a un intervento della task force regionale. Si è deciso infatti di costruire una condotta per utilizzare l’acqua trattata dal depuratore locale. Una soluzione temporanea per consentire di proseguire le operazioni di scavo. Le difficoltà maggiori si riscontrano invece nella parte centrale della linea, tra Fiumetorto ed Enna, dove non vi è una fonte idrica sufficiente a supportare le operazioni. Una possibile soluzione è stata identificata nella diga di Villarosa, che però presenta delle complicazioni.

L’acqua contenuta nella diga è già stata assegnata per altri usi, in particolare per un progetto promosso da Edison. La società energetica ha ottenuto l’autorizzazione per eseguire lavori di dragaggio e miglioramento della diga, con l’obiettivo di aumentare la capacità idrica e realizzare un sistema di pompaggio idroelettrico per supportare la rete energetica nazionale. Anche se quell’acqua adesso servirebbe a Rfi.

Per questo la Regione ha dato disposizioni a Rfi e Webuild affinché provvedano a realizzare a proprie spese una condotta di 40 chilometri per trasportare l’acqua dalla diga di Villarosa all’area di cantiere. E mentre questo comporterà ulteriori ritardi sulla tabella di marcia, Edison dovrà attendere la conclusione di queste opere per poter portare avanti i suoi interventi. Ma si tratta di una corsa contro il tempo. I lavori del raddoppio ferroviario Palermo-Catania devono necessariamente essere completati entro giugno 2026, secondo quanto stabilito dal Pnrr. Pena la perdita dei finanziamenti europei.

Un altro ostacolo

Un ulteriore ostacolo si presenta nella parte settentrionale del tracciato, nei pressi di Fiumetorto, dove si attende l’arrivo di una seconda “talpa” per scavare una nuova galleria. Per ovviare alla carenza d’acqua, la Regione, in accordo con il Comune di Termini Imerese e le autorità locali, ha stabilito che l’acqua necessaria sarà fornita dal depuratore di Termini Imerese. Ma per rendere utilizzabile questa risorsa, Rfi e Webuild dovranno finanziare la costruzione di un nuovo impianto di trattamento delle acque, denominato “terzo stadio”, che permetterà di affinare l’acqua prima di utilizzarla per le operazioni di scavo. La Sicilia continua ad aver bisogno di infrastrutture moderne per sostenere la propria crescita, e il raddoppio ferroviario sulle principali tratte di percorrenza nel triangolo Palermo-Catania-Messina è una delle chiavi per raggiungere questo obiettivo. Ma la crisi idrica resta lì in agguato. E i problemi con essa connessi sembrano essere soltanto all’inizio.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI