TRAPANI – È di quelle storie che sanno tutti ma che nessuno vuole raccontare per davvero. C’è chi la prende alla larga, chi protesta e basta, chi si mette sulle tracce della burocrazia cinica e bara. C’è anche chi scrive come l’avvocato azzeccagarbugli. Sta di fatto che Trapani aspetta la sua Radioterapia da 14 anni.
Il progetto c’è, con l’ampliamento dell’Ospedale Sant’Antonio Abate, struttura provinciale che è sul territorio di Erice e non nel capoluogo. Anomalia nell’anomalia, per una vecchia questione di confini ancora non risolta, che porta a una massima che ruba un sorriso: i trapanesi nascono ad Erice e muoiono a Trapani. Chiusa parentesi.
La Radioterapia che verrà, perché l’ultima carta per dare il via libera ai lavori è sempre vicina, vicinissima, ma non è mai l’ultima carta – c’è sempre un inciampo: un nulla osta, un documento che non riesce a passare da una scrivania all’altra, tra Regione, Azienda Sanitaria provinciale e prima ancora lo Stato, perché i soldi vengono da lì – è comunque stretta tra la Radioterapia che c’è, quella dell’Ospedale di Mazara del Vallo, e le Radioterapie palermitane, Bagheria e quant’altro. Di fronte a tutto questo la politica che fa? Interviene ad intermittenza e senza andare al sodo. La politica c’entra eccome perché la sanità in Sicilia – e non solo in Sicilia – è politica.
L’ultima mossa è quella del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida. Una lunga nota inviata a vari livelli istituzionali per ricordare quel che è accaduto in questi 14 anni. Nota circostanziata e “suggerita” dal comitato spontaneo che da tempo spinge per avere risposte concrete sul servizio di Radioterapia. Comitato che spesso è stato il vero motore delle reazioni della politica, che fuori dalle tornate elettorali preferisce il silenzio e se c’è la possibilità anche andare in letargo. Leggendo le carte, vecchie e nuove, la loro trafila amministrativa, i vari passaggi da una gestione e l’altra dell’Asp, la domanda, come diceva Antonio Lubrano, sorge spontanea: la sanità trapanese è in mani palermitane e la Radioterapia a Trapani viene ostacolata perché darebbe fastidio alle strutture che sono già sul campo, ormai punti di riferimento dell’utenza trapanese che è costretta ad utilizzarle? Chi risponde?
Ci prova l’ex senatore Nino Papania, rappresentante dell’Mpa. Il leader autonomista apre un varco: “Sono perfettamente d’accordo. La sanità trapanese ha bisogno di ritornare seria e forte e la Radioterapia deve essere allocata a Trapani. Ma come in tutte le cose, però, ci vuole l’impegno di tutti gli attori in campo”.
La dichiarazione di Papania è una sorta di nuova frontiera della politica trapanese. Un passo avanti rispetto alle interpretazioni tattiche del problema. L’esponente autonomista ha un insolito alleato. Sa di cosa parla. È un medico in pensione. Ed è anche un ex sindaco di Marsala. Alberto Di Girolamo – è stato al Sant’Antonio Abate da primario – risponde alla domanda ed allarga anche il campo: “L’organizzazione ospedaliera è un fatto politico regionale. La carenza di tanti posti letto, oltre 700, e di tanti reparti e servizi, fa comodo a Palermo e alle tante strutture pubbliche e private del nord. È qualcosa che viene da lontano, anche ai miei tempi abbiamo avuto tanti ostacoli per aprire la Cardiologia e portarla ad altissimi livelli di qualità e di efficienza, ma ci siamo riusciti. Se i politici della provincia facessero rete si potrebbe avere una sanità migliore e forse anche la Radioterapia a Trapani. Bisogna avere volontà e lottare anche contro i poteri forti”.