ROMA – Raffaele Fitto è stato indicato a ricoprire la carica di vicepresidente esecutivo della Commissione Ue. L’annuncio è arrivato per voce della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al momento della la presentazione della lista completa dei nuovi commissari che proporrà al Parlamento Europeo.
Raffaele Fitto, attuale ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr del Governo Meloni e, dal 10 novembre 2022, anche con delega al Sud, a Bruxelles avrà tra le mani anche delega alla Coesione e alle riforme. Un compito non da poco per il politico pugliese, il quale dovrà gestire i fondi del Pnrr in sinergia con il Commissario agli affari economici e alla produttività Valdis Dombrovskis.
“Realizzare le riforme e gli investimenti concordati stabiliti nei Pnrr dei Paesi Ue entro la scadenza del 2026 sarà una sfida significativa e richiederà sforzi costanti da parte di tutti i Paesi e della Commissione. Vorrei che tu guidassi questo lavoro, insieme al commissario per l’Economia e la produttività, e ti concentrassi sull’implementazione completa e di successo di NextGenerationEU”, ha scritto la presidente della Commissione europea nella lettera di missione indirizzata al designato vicepresidente esecutivo.
Dal suo canto, Raffaele Fitto ha ribadito che “questa decisione rappresenta un grande riconoscimento per l’Italia, Paese fondatore da sempre in prima fila nel processo d’integrazione europea. Intendo esercitare il ruolo affidatomi, una volta concluso l’iter di approvazione della nuova Commissione, con il massimo impegno e nel pieno rispetto dei Trattati e del loro spirito, nella consapevolezza che i prossimi cinque anni saranno fondamentali per il futuro dell’Unione europea e dei suoi cittadini”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, presente ieri all’assemblea 2024 di Confindustria, ha accolto con soddisfazione l’indicazione di Raffaele Fitto, sottolineando che “la delega, in cooperazione col Commissario Dombrovskis, vale oltre mille miliardi di euro; con il coordinamento di commissari che hanno deleghe strategiche per la nostra nazione, dall’agricoltura fino all’economia del mare, dal turismo fino ai trasporti”.
“Penso che offra la dimensione del peso dell’Italia in Europa, ma penso che sia anche un riconoscimento del lavoro che l’Italia ha fatto in questi due anni proprio su fondi di coesione e Pnrr, perché obiettivamente ci sono state diverse nazioni che hanno guardato a noi con interesse, con curiosità e che si sono interessate a come stavamo lavorando. Penso che, al netto di questo, quello di Raffaele Fitto vicepresidente esecutivo della Commissione europea sia un risultato che ci deve inorgoglire tutti”, ha osservato infine la premier.
Anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine dell’assemblea di Confindustria, ha ribadito che è un “riscontro significativo del ruolo che l’Italia ha oggi in Europa, con un vicepresidente esecutivo e dossier economici di grande rilevanza. Questo è un grande riconoscimento che l’Europa dà all’Italia”.
Il vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha smentito qualsiasi ipotesi di rimpasto di Governo a seguito dell’indicazione di Raffaele Fitto a Bruxelles. “Non ci sarà un rimpasto. Quando un ministro lascia si trova il modo di avere una persona qualificata al suo posto. L’ultima parola spetta sempre al Presidente del Consiglio”, ha commentanto il leader azzurro.
Non tutti, però, plaudono all’indicazione di Raffaele Fitto da parte di Ursula von der Leyen. Per Andrea Orlando, candidato del centrosinistra in Liguria, “mettere nel gruppo di testa il rappresentante di un gruppo politico che è anti europeo potrebbe rallentare il percorso dell’Europa verso la costruzione di un debito comune. Quando si parla di interesse italiano, l’Italia dovrebbe avere interesse a mettere il debito in comune, cosa che ha visto sempre contrari i conservatori”.
Più cauto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, per il quale è necessario mettere da parte qualsiasi pregiudizio ideologico: “Bisogna tifare per l’Italia e per l’Europa, Raffaele Fitto oggi rappresenta l’Italia e l’Europa, che faccia bene. Dopo di che è un avversario politico, ma la decenza e la dignità vuole che quando si parla di Italia in Europa si fa tutti quanti il tifo per il nostro commissario”.
Salvatore Rocca
Da Maglie, nell’entroterra leccese, al cuore dell’Europa. L’attuale ministro per gli Affari europei, per le politiche di coesione e per il Pnrr è entrato subito nel governo guidato da Giorgia Meloni, a settembre 2022. Classe 1969, un passato tra le fila della Democrazia cristiana e nella successiva Cdu, Raffaele Fitto è sicuramente uno tra i più ‘centristi’ di FdI e colui che ha avvicinato la leader a Bruxelles forte della sua esperienza come europarlamentare.
Nato a Maglie (Lecce), è il vero underdog della politica italiana: è figlio di Salvatore Fitto, presidente della Regione dal 1985 al 1988, quando muore in un incidente stradale. Inizia la sua militanza politica nella Democrazia cristiana, ma nel 1994, quando la Dc si scioglie, aderisce al Ppi. L’anno dopo segue Rocco Buttiglione nei Cristiano democratici uniti che si alleano con Forza Italia. Da qui la sua ascesa politica: alle elezioni del 1995 viene confermato consigliere regionale, prima fa l’assessore al Turismo e poi vicepresidente della Puglia. Nel 1999 viene eletto europarlamentare nella circoscrizione Sud con Forza Italia, nel 2000 corre per la presidenza della sua Regione e vince. Dopo cinque anni, spera nel bis, ma viene battuto da Nichi Vendola.
Da qui Raffaele Fitto inizia la sua carriera da deputato. Resta infatti per un anno a capo dell’opposizione di centro-destra in Consiglio regionale, prima di dimettersi, optando per il seggio di parlamentare nelle elezioni politiche del 2006. Diviene successivamente componente della 1ª Commissione Affari Costituzionali della Camera e viene nominato da Silvio Berlusconi responsabile di Forza Italia per l’Italia meridionale. A dicembre 2007 diviene responsabile per i rapporti con altri partiti e movimenti per l’allora neonato Popolo della Libertà. Nel 2008 viene rieletto con il PdL alla Camera nella circoscrizione Puglia e a maggio dello stesso anno è nominato Ministro per gli affari regionali nel Governo Berlusconi IV. Nel 2010 alle funzioni di ministro per gli Affari regionali si aggiunge quella per ‘la coesione territoriale’ con alle dipendenze il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, precedentemente del Ministero dello sviluppo economico.
Era considerato il delfino di Berlusconi tanto che alle elezioni politiche del 2013 si ricandida alla Camera come capolista del PdL nella circoscrizione Puglia ed è rieletto. Con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, aderisce a Forza Italia: il 24 marzo 2014 diventa membro del Comitato di Presidenza. Ma qualcosa si rompe: rieletto a Strasburgo nel 2015 decide di uscire dal partito non condividendo alcune scelte politiche, tra cui il Patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi. Prova a fondare un suo partito centrista finché nel 2018 aderisce a Fratelli d’Italia, di cui due anni più tardi diventa il candidato presidente alle regionali pugliesi (viene sconfitto da Michele Emiliano). Resta a Strasburgo e assurge al ruolo di consigliere principe di Meloni per gli Affari europei. La stessa delega che ha nel governo Meloni, insieme a quella sul Pnrr.
Aldo Torchiaro