Joseph Ratzinger, nato a Marktl in Baviera il 16 aprile del 1927, viene eletto 265° Papa della Chiesa cattolica, scegliendo il nome di Benedetto XVI, il 19 aprile del 2005 nel Conclave in cui entra come prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, scelto nel 1981 da Giovanni Paolo II, nonché dal 2002 decano del collegio cardinalizio. In precedenza, è stato raffinato teologo alle università di Tubinga e poi di Ratisbona, quindi arcivescovo di Monaco di Baviera nel 1977 e subito dopo cardinale, creato da Paolo VI.
Il suo esordio pubblico nel 1954 come teologo avvenne proprio nel segno di Agostino, discutendo la tesi di teologia dal titolo “Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”, che poi diverrà il suo primo libro. La vita di Joseph Ratzinger si è svolta sempre sotto il segno di Sant’Agostino, non solo il Padre della Chiesa studiato negli anni giovanili ma un costante punto di riferimento esistenziale con la rilettura periodica delle “Confessioni” e “La città di Dio”. La conoscenza con il santo di Ippona è iniziata in maniera approfondita con gli studi in filosofia all’Università di Monaco di Baviera e successivamente a Frisinga. Il suo esordio pubblico nel 1954 come teologo avvenne proprio nel segno di Agostino, discutendo la tesi di teologia dal titolo “Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”, che poi diverrà il suo primo libro.
Ratzinger fu eletto papa durante il secondo giorno del conclave del 2005, al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 19 aprile 2005. Scelse come nome pontificale “Benedetto XVI”. Alle 17:56 fu dato l’annuncio dell’elezione con la tradizionale fumata bianca del comignolo della Cappella Sistina. Dopo circa mezz’ora, il cardinale protodiacono Jorge Medina Estévez si affacciò dal balcone della loggia centrale della basilica per annunciare l’avvenuta elezione.
La fumata bianca per Ratzinger – che, contrariamente al celebre proverbio per il quale ‘chi entra in Conclave papa ne esce cardinale’, conferma i pronostici della vigilia – arriva al quarto scrutinio, nel secondo giorno, con l’Habemus Papam proclamato dal balcone della loggia centrale della basilica di San Pietro in Vaticano, dopo la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina.
Queste le sue prime parole da Papa: “Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto – la sua esortazione rivolta ai fedeli raccolti in piazza San Pietro – mi affido alle vostre preghiere”.
Nel nome scelto, Benedetto, e soprattutto nella sua giustificazione, potrebbe leggersi il presagio di tempi non facili da affrontare, con il processo di secolarizzazione della società occidentale, le accuse di pedofilia che hanno investito diversi esponenti ecclesiastici, la questione dello Ior con il brusco cambio al vertice e lo scandalo del primo Vatileaks – con la rivelazione di carte segrete vaticane, documenti e lettere private del Papa – che sarebbe scoppiato nell’ultimo periodo del suo pontificato, segnato dalla condanna del suo maggiordomo Paolo Gabriele e dalla successiva concessione della grazia. Infatti, Joseph Ratzinger spiegando la scelta del nome Benedetto come Papa, si rifà e cita direttamente il “periodo travagliato” vissuto da Benedetto XV, il pontefice che guidò i cattolici durante la prima guerra mondiale, descrivendolo come “coraggioso e autentico profeta di pace” e sottolineando il suo “strenuo coraggio”. Ma nomina anche san Benedetto da Norcia, il patrono d’Europa, ricordandone “la straordinaria figura”.
Ecco allora che delinea così il suo futuro percorso da Vescovo di Roma: “Desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono – fa osservare – purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno, con l’apporto di tutti”.
Durante un concistoro ordinario, l’11 febbraio 2013, il Papa annunciava uno storico passo indietro, spiegando che le sue forze non erano più adatte per esercitare “in modo adeguato il ministero”. Da allora Ratzinger riveste la carica di Pontefice emerito.
In diverse occasioni, il pontefice emerito Benedetto XVI si è incontrato con Papa Francesco. Il 23 marzo del 2013, Jorge Mario Bergoglio si è recato a Castel Gandolfo, sede estiva del Papato, per fare visita a Ratzinger nel Palazzo Apostolico, dove si era ritirato prima di andare a vivere dal 2 maggio nel monastero ‘Mater Ecclesiae’ nei pressi dei Giardini Vaticani: e l’immagine dell’abbraccio dei ‘due papi’ ha fatto il giro del mondo.
Il 22 febbraio del 2014 , Ratzinger ha partecipato al Concistoro per la creazione di nuovi cardinali, assistendo al rito seduto tra i cardinali e salutando il Papa al termine della processione d’ingresso: prima volta della compresenza di due papi viventi all’interno della basilica di San Pietro. Il 27 aprile ha concelebrato con Bergoglio la canonizzazione dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II e il 19 ottobre ha celebrato nuovamente con Francesco la messa in piazza San Pietro per la beatificazione di Paolo VI.
L’ultimo grande evento che ha visto ‘ufficialmente’ insieme Papa Francesco e il pontefice emerito Benedetto XVI è stato, l’8 dicembre del 2015, l’apertura del Giubileo straordinario della misericordia, con Joseph Ratzinger che ha assistito all’apertura della Porta Santa, che ha varcato subito dopo Jorge Mario Bergoglio. Poi, si sono succedute altre visite di Papa Francesco, in forma privata e riservata.
L’ultimo viaggio di Benedetto XVI è stato nella sua Baviera, a fine giugno del 2020, per andare a trovare il suo amato fratello, padre Georg Ratzinger, con cui condivideva anche la data dell’ordinazione sacerdotale, il 29 giugno del 1951, per una visita di ‘commiato’ al fratello morente, prima della sua scomparsa il primo luglio. ‘Tu sei colui che mi precede…’, gli diceva sempre Joseph. E questa osservazione fraterna è diventata anche l’ultima profezia.