Ragusa

Cna e Slow Food per valorizzare la granita siciliana

RAGUSA – È sinergia la parola d’ordine per uscire dalla crisi causata da questo momento storico. Si succedono infatti protocolli d’intesa e sottoscrizioni per cercare di organizzarsi nel migliore dei modi al fine di aiutare i territori a riemergere economicamente e socialmente.

Nel capoluogo ibleo, qualche giorno fa, la Cna territoriale e Slow Food Ragusa si sono date appuntamento per siglare un percorso comune per la promozione delle comunità come modello partecipativo e sostenibile finalizzato allo sviluppo delle realtà locali. I vertici provinciali di Slow Food – ossia Carmela Lauria, fiduciaria Slow Food che ha siglato il protocollo, e i componenti del comitato di condotta Giada Ragusa e Giorgio Battaglia – hanno manifestato la propria intenzione a cooperare con la Cna nell’interesse del territorio e delle aziende, vere e proprie protagoniste del rilancio economico della nostra terra.

“Le due associazioni – ha sottolineato il presidente della Cna Ragusa, Giuseppe Santocono – si sono impegnate a collaborare mettendo a disposizione le rispettive competenze ed esperienze, portando avanti azioni congiunte volte a promuovere la valorizzazione delle produzioni e delle tradizioni locali, favorendo la partecipazione dei cittadini alla definizione e implementazione di percorsi di crescita e sviluppo della propria comunità secondo i principi di sostenibilità, salvaguardia del paesaggio e dei territori”.

“Obiettivo condiviso fondamentale – ha aggiunto – la costituzione di una comunità del cibo su base provinciale riguardante la granita siciliana che contempli il coinvolgimento delle aziende della trasformazione agroalimentare attraverso la ricerca di materie prime di altissima qualità. Sarà redatto un disciplinare di produzione con la guida di Slow food e della Cna al fine di poter ottenere il marchio della comunità del cibo Slow food”. Le origini della granita vengono solitamente fatte risalire alla dominazione araba in Sicilia, come hanno sottolineato durante l’incontro. “Gli arabi – hanno detto i componenti dell’associazione Slow Food – portarono con loro la ricetta dello sherbet, bevanda ghiacciata aromatizzata con succhi di frutta o acqua di rose. In tutta la Sicilia si usava la neve che d’inverno veniva raccolta sull’Etna, sui monti Peloritani, Iblei o Nebrodi e stivata durante l’anno nelle neviere, apposite costruzioni in pietra erette sopra grotte naturali o artificiali. In estate veniva prelevato il ghiaccio formatosi per essere poi grattato e ricoperto di sciroppi di frutta o di fiori. Slow Food – ha aggiunto Carmela Lauria – ha utilizzato le parole chiave: buono, pulito e giusto. Tre concetti che rimandano al piacere del buon cibo ma anche alle sue modalità di produzione che devono avvenire senza stressare la terra nel rispetto degli ecosistemi e dell’ambiente e nel rispetto, negli ambiti di produzione e commercializzazione, dei principi di giustizia sociale”.

Diverse le imprese associate alla Cna già coinvolte, con l’obiettivo di garantire il massimo della qualità e la tutela del territorio.