RAGUSA – Le aziende aspettano di presentare le domande per contributi a fondo perduto ma i commercialisti denunciano il pessimo avvio della campagna. L’associazione nazionale commercialisti di Ragusa giudica insostenibile la situazione soprattutto per l’inadeguatezza del tempo messo a disposizione.
La campagna di invio delle richieste di contributo a fondo perduto, previsto dal Dl Sostegni bis, è infatti partita ma per i commercialisti è cominciato tutto nel peggiore dei modi. “Agendo come se non fosse noto che incombenze come questa sono solo e sempre in capo al professionista consulente – ha sottolineato il presidente di Anc Ragusa, Rosa Anna Paolino – l’Agenzia delle Entrate ha posto come scadenza il 2 settembre, andando quindi a sommare al carico di lavoro dei commercialisti derivante dalle dichiarazioni (per le quali si è ancora in attesa di un pronunciamento ufficiale di ulteriore proroga), anche quello dell’invio della richiesta di contributo. Se poi si aggiungono anche le domande per ottenere il bonus Sicilia con riferimento a zone metropolitane come Ragusa e Modica, istanza in scadenza il 13 luglio, ecco che il quadro è completo: si può dire che abbiamo fatto l’en plein”.
“Una cosa è certa, in ogni caso”, continua il presidente. “E cioè che, nella nostra qualità di professionisti, non possiamo più svolgere, come vorremmo, il mandato che ci attribuisce il contribuente, cioè quello di consulenza aziendale, perché siamo impegnati ad elaborare domande per fare ottenere bonus alle aziende in debito di liquidità per la pandemia e fare fronte ad un ingorgo di scadenze fiscali, non certo per soddisfare la fame di dati dell’Agenzia delle entrate”.
Il presidente provinciale Paolino, riprendendo le perplessità manifestate dal presidente nazionale di Anc, Marco Cuchel, ha manifestato il suo dissenso a nome di tutta la categoria. “Non solo si vuole ignorare il fatto che siamo noi commercialisti a mettere in condizioni lo Stato di incassare il dovuto, affrontando, nella totale incertezza, circolari ciclopiche di 500 pagine, ma – ha aggiunto ancora – si pretende anche che in pochissimi giorni si inviino le domande, la cui compilazione risulta complicata e ridondante. Se si pensa infatti alle scadenze dei dichiarativi e ad una seppur minima finestra di riposo, che anche per noi dovrebbe essere consentito prevedere, il tempo concesso si riduce a poche settimane lavorative”.
“Ci si chiede il motivo per cui in un momento in cui ci sarebbe bisogno di un’alleanza tra l’Amministrazione finanziaria, i contribuenti e i loro commercialisti, la prima trovi sempre il modo per rendere impossibile l’esercizio di un diritto, e soprattutto ci si chiede – ha concluso – a cosa si debba arrivare perché ci si renda conto della necessità di tornare ad essere un Paese normale, nel quale non ci sia bisogno di vigilare e segnalare continuamente disequilibri e asimmetrie sempre a scapito del cittadino”.