Ragusa

Ragusa, turismo, in provincia settore in ginocchio

RAGUSA – I dati che arrivano dal turismo ibleo sono allarmanti. A livello nazionale la perdita è stata considerevole: Confcommercio sostiene che l’avanzo della bilancia dei pagamenti turistici, a livello nazionale, è stata di 620 milioni di euro (era di 1.697 milioni nell’ottobre 2019). E a livello provinciale la situazione non è di certo migliore. Anzi. Per un territorio che negli ultimi anni ha vissuto sostanzialmente di terziario, il calo della presenza dei turisti si è percepito in tutti i settori.

Nell’ottobre scorso le spese dei viaggiatori stranieri in provincia di Ragusa sono state inferiori dell’80,4 per cento rispetto allo stesso mese del precedente anno, mentre quelle dei viaggiatori italiani sono scese del 75,5 per cento. Sempre Confcommercio sostiene che, a livello nazionale, nel trimestre agosto-ottobre la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia si è contratta del 49,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre quella dei viaggiatori italiani è diminuita del 69,3 per cento.

Il settore, non fatturando niente, si sta spegnendo e sta morendo – ha sottolineato il presidente di Federalberghi Ragusa, Rosario Dibennardo – Il governo ha messo in campo soltanto una serie di promesse ma le aziende vanno sostenute immediatamente. Basta annunci, basta aspettare, il governo ha preso degli impegni che vanno onorati subito, altrimenti queste aziende chiuderanno. La dura verità è che oggi gli alberghi non sanno se e quando riaprire. Tutto il mondo sta chiudendo, per carità, ma la differenza è che dalle altre parti ti chiudono e ti danno i soldi, da noi ti chiudono e basta. Siamo tutti certi che questa situazione finirà, ma il problema è quando. La situazione di oggi è peggiore di quella di dicembre, quando si sperava nei vaccini. Ora ci si rende conto che le lacrime e sangue di chiusure del periodo natalizio non sono servite. Siamo appunto spaventati e rassegnati, abbiamo bisogno di qualche bella notizia altrimenti c’è il rischio di non riaprire più”.

Secondo stime già effettuate in questi mesi, il Covid è costato al turismo “domestico e internazionale, una perdita di valore della produzione, compreso l’indotto, che si è attestata a fine anno intorno ai 15-20 milioni di euro rispetto ai 2-3 del 2019”.

“Dobbiamo pensare che quando il turismo ripartirà – ha aggiunto ancora Dibennardo – andrà fatto un ampio lavoro di recupero fiscale così che ci si possa ricapitalizzare e rimettere in piedi. Bisogna metterci i soldi. E servono i corridoi sanitari: se si fermano i viaggi per business e leisure si fa morire il comparto. I dati raccolti arrivano sino a fine ottobre ma noi già sappiamo quanto è stato sino alla fine dell’anno. E abbiamo enorme preoccupazione anche sul 2021”.