La retribuzione media lorda procapite nel 2021 risulta essere pari a 24.097 euro, compresi i contributi a carico del dipendente, un valore ancora inferiore a quello del 2019 (-0,2%).
Lo si legge nel Rapporto annuale dell’Inps pubblicato in queste ore, nel quale si sottolinea che per le donne la retribuzione è più bassa in media del 25% rispetto a quella degli uomini, anche a causa del part time e del lavoro solo per una parte dell’anno.
La retribuzione media delle donne nel 2021 è pari a 20.415 euro. Al netto degli effetti dovuti a queste caratteristiche, il gap scende significativamente: considerando le dipendenti full time full year e a tempo indeterminato, scende infatti all’8% sul totale e all’11% rispetto agli uomini.
In tal caso, i valori infatti sono di 35.477 euro per le donne, 38.686 euro per il totale maschi e femmine, 39.973 per gli uomini).
“Se il quadro occupazionale appare promettente, segnali più preoccupanti vengono dalla dinamica retributiva”, evidenzia l’Inps nel report.
L’Istituto sottolinea che i lavoratori dipendenti che percepiscono meno di 9 euro lordi l’ora in Italia sono 3,3 milioni, il 23,3% del totale.
Inoltre, l’Inps scrive che “la distribuzione dei redditi si sia polarizzata in modo vistoso, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del Reddito di Cittadinanza“.
La corsa dell’Inflazione che nel 2022 potrebbe toccare il +8% potrebbe costare all’Inps un aggravio di spesa pensionistica per il prossimo anno di 24 miliardi di euro.
Una tendenza che potrebbe far segnare, sulla base dei dati al primo gennaio 2020 al netto della crisi da pandemia e della guerra, un disavanzo patrimoniale dell’Istituto di 92 miliardi.
“Non esiste un problema di sostenibilità quanto piuttosto un alert che segnala come serva crescita economica e produttività per un sistema in equilibrio”, spiegano gli economisti Inps.
In generale, le pensioni di anzianità/anticipate, vecchiaia, invalidità e superstite, assorbono il 92% della spesa, mentre le prestazioni assistenziali, ovvero le prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali, il restante 8%.
La voce che incide di più sulla spesa sono le pensioni di anzianità/anticipate con il 56% del totale, seguite dalle pensioni di vecchiaia che assorbono il 18% e dalle pensioni ai superstiti che assorbono il 14%.
Le prestazioni agli invalidi civili rappresentano il 7% del totale; per ultime ci sono le pensioni di invalidità e le pensioni e assegni sociali che rappresentano rispettivamente il 4% e il 2%