La distribuzione delle ingenti risorse del Recovery fund ha scatenato polemiche e conflitti che rischiano di pregiudicarne l’utilizzo tempestivo ed efficace.
Tutte le categorie produttive, le amministrazioni centrali e locali, gli enti a vario titolo coinvolti nell’attuazione delle politiche pubbliche da finanziare (sanità, istruzione, infrastrutture, ecc) hanno avanzato rivendicazioni in merito all’attribuzione di ingenti somme.
La prevedibile conflittualità tra i diversi livelli di governo e tra gli enti e le amministrazioni interessate rischia di ingolfare le complesse procedure decisionali che presiedono alla ripartizione dei fondi pubblici, rallentandone l’erogazione e compromettendo la tempestività e l’efficacia delle misure di contrasto alla crisi e di sostegno allo sviluppo e al sistema di welfare.
La Corte costituzionale ha chiarito che la compensazione dei divari di sviluppo, livelli di reddito ed infrastrutturazione tra le diverse aree del Paese costituisce un obbligo costituzionale, che limita la discrezionalità dello Stato riguardo alle decisioni concernenti la spesa pubblica e la distribuzione delle risorse.
In sostanza la legge statale e gli atti di programmazione finanziaria possono decidere discrezionalmente la destinazione delle risorse pubbliche, ma devono garantire l’uguaglianza tra i cittadini e l’erogazione uniforme, sull’intero territorio nazionale, delle prestazioni pubbliche concernenti i diritti civili e sociali.
Ed a tale fine lo Stato è tenuto ad adottare gli interventi necessari a compensare i divari di condizioni di vita tra aree territoriali, a rimuovere gli ostacoli che impediscono l’esercizio dei diritti fondamentali di cittadinanza, a compensare il deficit di entrate fiscali di alcune regioni derivante dalle difficoltà del contesto economico sociale, e a colmare il divario infrastrutturale di alcune aree del Paese attraverso “interventi riguardanti la rete stradale, autostradale e ferroviaria, fognaria, idrica, elettrica, di trasporto e distribuzione del gas, le strutture portuali ed aeroportuali, i servizi di trasporto pubblico locale”.
Anche le disposizioni del Trattato sul funzionamento dell’UE indicano la compensazione degli svantaggi dell’insularità e del deficit di sviluppo come obiettivi prioritari delle politiche pubbliche.
Le decisioni in merito alla distribuzione delle risorse del Recovery fund devono tener conto di questi specifici obblighi costituzionali, e di conseguenza deve essere riconosciuta priorità nell’attribuzione delle risorse agli interventi diretti a compensare il deficit di capacità fiscale e di sviluppo delle regioni più povere, gli svantaggi dell’insularità e il divario infrastrutturale di alcune aree territoriali.
Ciò comporta che la Sicilia può vantare un vero e proprio diritto costituzionale all’attribuzione di un ammontare di risorse adeguato a compensare gli svantaggi strutturali ed infrastrutturali che penalizzano le condizioni di vita dei siciliani e la competitività del sistema produttivo territoriale.
La legge sul federalismo fiscale, infatti, prescrive chiaramente che “gli obiettivi di perequazione e di solidarietà” che lo Stato è tenuto a perseguire nei confronti della Sicilia, e “i diritti” della Regione devono essere commisurati alla dimensione della finanza regionale e al costo delle funzioni esercitate in considerazione degli svantaggi strutturali permanenti e dei costi dell’insularità e dei livelli di reddito pro capite. E le norme sulla cd perequazione infrastrutturale impongono allo Stato di selezionare le opere da finanziare tenendo conto del “deficit di infrastrutture e di sviluppo, delle carenze della dotazione infrastrutturale, della specificità insulare”, ed in particolare del “divario di sviluppo economico derivante dall’insularità”.
Sinora questi diritti sono rimasti soltanto virtuali a causa della scarsa consapevolezza dimostrata dalla Regione e della sostanziale inerzia della Commissione paritetica, cui è demandata la predisposizione delle norme di attuazione dello Statuto costituzionale. (fine prima parte)
Dario Immordino
Componente del gruppo di lavoro sulla riforma della contabilità regionale istituito presso la Regione siciliana