“Lo stanziamento globale previsto nel ‘Recovery Plan‘ per la giustizia è di straordinaria rilevanza ed è possibile utilizzare anche i fondi del Piano di coesione 2021-2027, i fondi di sviluppo regionale e il fondo sociale”. E’ quanto si legge nella Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 2020 pubblicata dal distretto di corte d’Appello di Palermo presieduta da Matteo Frasca, alla vigilia della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Una enorme quantità di risorse – spiega Frasca -, il cui investimento chiama tutti a una grande responsabilità per consentirne un utilizzo razionale all’insegna di una progettualità complessiva che vada al di là delle pur necessarie riforme dei riti e dell’ordinamento ma che comprenda la revisione e il potenziamento mirato delle dotazioni organiche della Magistratura e del personale amministrativo, sul quale, peraltro, va dato atto al Ministero di avere profuso nell’ultimo periodo uno sforzo senza precedenti, e che rivolga finalmente la necessaria attenzione al tema dell’edilizia giudiziaria“
Si tratta certo di un processo lungo, complesso e difficile ma che va comunque intrapreso con determinazione, abbandonando la logica degli interventi di corto respiro, sovente sollecitati da spinte populiste e dettati da obiettivi di breve periodo, ma privi di visione progettuale e destinati a naufragare con rapidità – si legge ancora nella relazione -. A questo processo di innovazione non può rimanere estranea la Magistratura, chiamata, come l’avvocatura, a fornire quell’apporto di elaborazione culturale e di contributo scientifico legittimato dal ruolo rivestito. La giustizia, attorno alla quale si sta consumando un aspro confronto politico, non dovrebbe essere un terreno divisivo e certamente non può esserlo per la Magistratura e per l’avvocatura che pur nella fisiologica diversità di posizioni devono impegnarsi congiuntamente, nel rispetto della responsabilità politica che grava sul Governo e sul parlamento.
Il ‘laboratorio Palermo‘, che va ben al di là dei pur diffusi protocolli, è stato ed è espressione di questa solida e condivisa consapevolezza. Non perdiamo questa opportunità forse irripetibile per evitare che l’epidemia diventi anche la pandemia dei diritti”, conclude Frasca sul tema.