Negli ultimi giorni, tutti i mezzi di comunicazione ci hanno raccontato, con dovizia di particolari, dell’operazione di Papa Bergoglio, andata a buon fine, e di tutti coloro che pregano il Creatore per la sua salute.
Lo stesso Bergoglio sollecita i fedeli a pregare per lui, senza precisare se per la sua vita terrena o per quella successiva dello spirito.
Non comprendiamo questo continuo mescolare fischi con fiaschi. Il Creatore ha stabilito le regole del vivere, indicando il bene e il male e lasciando al libero arbitrio di ognuno la scelta dell’uno o dell’altro. Nell’Aldilà si faranno i conti.
Perché questo incipit quando l’argomento che intendiamo trattare è il Reddito di Cittadinanza? Perché, anche in questo caso, si confondono fischi con fiaschi, che solo degli incompetenti e fanfaroni potevano mettere in atto. Ovviamente ci riferiamo al Movimento 5 Stelle e anche alla Lega che, insieme in quel Governo, approvarono la legge.
In cosa è consistita la confusione di tale legge (numero 4/2019)? Nel fatto che si è mescolata un’esigenza vera, cioè che lo Stato eroghi un assegno di povertà ai veri poveri, ai bisognosi, ai disabili, agli ammalati e in genere a tutti coloro che non hanno mezzi propri per sostenersi, con un inganno al popolo italiano e cioè che tale assegno avrebbe creato lavoro e occupazione. A tal fine, la legge ha previsto l’assunzione di circa tremila cittadini senza arte né parte, cioé senza competenze (magari muniti di qualche laurea), detti “Navigators”, i quali di botto si sarebbero dovuti trasformare in esperti, capaci di collegare l’offerta e la domanda di lavoro.
Tale legge non ha neanche previsto un’integrazione di queste figure all’interno dei Cpi (Centri per l’impiego), i cui dirigenti e dipendenti hanno proprio la funzione di collegare la domanda e l’offerta di lavoro.
Cosicché lo Stato spendaccione e inefficiente ha cominciato a distribuire assegni, denominati RdC, a destra e a manca, non solo ai veri bisognosi, ma a tanti fannulloni, ganimedi, incapaci, i quali sono stati gratificati di un assegno (per quanto piccolo) che, aggiunto a lavoretti in nero, garantisce la sopravvivenza senza faticare.
Probabilmente il guaio più grosso di questa infausta legge, è stato proprio la diseducazione nei confronti di tanti cittadini che potrebbero lavorare, che potrebbero formarsi, che potrebbero acquisire competenze per diventare idonei a essere assunti nel settore privato o a partecipare ai concorsi (perché sono obbligatori, ma non utilizzati) delle Pubbliche amministrazioni.
Cosicché, soprattutto i giovani, si sono ulteriormente impigriti e hanno capito che, come nel Paese di Bengodi, anche nel Nostro si può non far nulla, seppur ricevendo un sussidio pubblico.
La conseguenza è che è aumentato il numero dei Neet (Not in education, employement or training), cioè di quei giovani che non vogliono studiare, ma neanche cercano lavoro: insomma, i bamboccioni. Mentre il nostro Paese è sempre andato avanti sulle spalle di tantissimi italiani e italiane che hanno sgobbato, hanno lavorato, hanno sudato e l’hanno fatto crescere dalle rovine della Guerra.
A proposito di bamboccioni, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 18785 del 2 luglio 2021, ha sancito un principio innovativo e cioè che ai figli maggiorenni che non lavorano, non studiano e non vogliono far nulla, non è più dovuto un assegno di mantenimento.
Il ricorso era stato presentato da una mamma che chiedeva all’ex-marito di versare un assegno in favore della figlia 26enne, che non voleva studiare e che aveva perfino rifiutato di lavorare nell’azienda dei parenti. Basta, hanno detto i Supremi giudici, col mantenimento dei pesi morti, di coloro che non fanno nulla per “procurarsi il cibo”, studiando, formandosi o lavorando.
Non è più possibile che i figli maggiorenni, disoccupati e fuori corso, continuino a godersi il dolce far niente ricevendo un assegno genitoriale, perché questo comportamento non solo non è educativo né migliorativo, ma anzi è decisamente diseducativo.
Pensiamo ai sacrifici del passato, che non possono essere vanificati dai nullafacenti del presente.