Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, riapre il dibattito sul reddito di cittadinanza. Lo ha fatto nel corso del suo intervento all’assemblea di Assolombarda tenutosi a Milano. “Dobbiamo pagare di più e valorizzare i giovani – ha detto – abbiamo le nostre colpe. Ma abbiamo un competitor quando assumiamo: il reddito di cittadinanza”.
Bonomi ha sottolineato il paradosso che si è venuto a creare: “Quando avevamo criticato le politiche attive del lavoro all’interno del reddito di cittadinanza – ha sottolineato – sembrava lesa maestà. Gli effetti li stiamo vedendo: siamo arrivati al paradosso che abbiamo un ministro del Lavoro che deve trovare lavoro ai navigator che erano stati presi per trovare lavoro a chi non ce l’aveva”.
Condivide le parole di Bonomi il senatore Udc, Antonio De Poli: “Oggi più che mai serve un intervento choc a livello fiscale – ha commentato De Poli – per aiutare le imprese perché solo così riusciremo a creare posti di lavoro. In tempi non sospetti, lanciai una proposta: utilizziamo le risorse del reddito di cittadinanza per tagliare il cuneo fiscale a beneficio di imprese e lavoratori. Solo così riusciremo a sostenere il ceto medio con politiche adeguate, archiviando definitivamente l’assistenzialismo di sinistra che danneggia l’Italia che produce e che lavora”.
Ma a mostrare perplessità sul Rdc è anche chi in precedenza lo aveva voluto: “È tempo che anche il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte faccia mea culpa sul tema – ha detto in una nota il deputato di Azione Giorgio Trizzino, e si renda conto che in realtà, il reddito di cittadinanza tutela solamente una rete di privilegi, che rende praticamente inutilizzabile e inutilizzata una parte consistente di fondi destinati alla manodopera. Del reddito di cittadinanza – prosegue – è rimasto solo lo scambio di voti, soprattutto al meridione, che consente a tante persone di rimanere a casa invece di essere impiegate in progetti di pubblica utilità, come ad esempio pulire strade, prestare servizi in ospedali o aiutare i più fragili”.
Trizzino detta la ricetta: “Bisogna abolire il reddito di cittadinanza sostituendolo con interventi efficaci che rilancino il mercato del lavoro e che coinvolgano le coscienze di tutti in quanto membri di una comunità civile e politica”.
Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, ribadisce come il reddito di cittadinanza non sia altri che una forma di assistenzialismo: “Se tre indizi fanno una prova, è davvero il momento di affrontare senza più tentennamenti le troppe criticità del reddito di cittadinanza: in alcune province del Sud il 90 per cento dei percettori ha rifiutato un lavoro, e molti lo accetterebbero solo a nero per non perdere il sussidio; nel turismo mancano più di 300 mila addetti ma non si trovano a causa anche della “concorrenza sleale” del divano di Stato. È necessaria una profonda riforma, basta fughe dalla realtà”.
Giorgia Meloni, leader di Fratelli D’Italia concorda con Bonomi e dice che il reddito di cittadinanza è paradossale e il governo ormai passa le giornate tentando di risolvere problemi creati da se stesso”.
Il senatore Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di ‘Italia al Centro’. Il reddito di cittadinanza è “voto di scambio istituzionalizzato” e le imprese devono “fare i conti con la concorrenza della paga di Stato. Le situazioni di reale indigenza esistono e il welfare deve occuparsene – spiega Quagliariello – ma esistono strumenti realmente efficaci che non siano uno schiaffo in faccia per chi fa di tutto per mandare avanti questo Paese. Si destinino queste ingenti risorse a chi lavora e dà lavoro”.
Raffaella Pessina