ROMA – Via libera al “tagliando” per il Reddito di cittadinanza. A “cedere”, su una possibile modifica della tanto discussa misura di sostegno economico è proprio uno dei suoi più convinti sostenitori, Luigi Di Maio. Secondo il leader pentastellato, il Rdc è “migliorabile”. Ben venga quindi un “tagliando” che preveda che i percettori possano svolgere lavori socialmente utili per i Comuni e “si mettano a disposizione anche delle piccole e medie imprese”. “Dopo la pandemia è cambiato tutto – ha scritto il ministro degli Affari esteri su Facebook – siamo entrati in una crisi economica che deve spingerci a guardare oltre, ad avere una visione e ad aggiornare anche alcuni provvedimenti cardine del Movimento, proprio come il reddito. Questo non significa cancellarlo, anzi. Si può però fare un tagliando, un adeguamento alle attuali necessità del Paese. E questo spirito, oggi, unisce tutto il governo”.
“È giunto il momento – ha specificato – di elaborare un grande progetto per coinvolgere i percettori del reddito nei lavori di pubblica utilità. Soprattutto in questo momento, chi prende il reddito deve poter dare un contributo alla società e soprattutto ai propri Comuni. Nessuno può starsene con le mani in mano nella fase in cui ci troviamo. Stiamo attraversando un momento molto delicato, dal punto di vista economico servirà lo sforzo di tutti ed è bene che i percettori diano un sostegno diretto al Paese, mettendosi a disposizione anche delle piccole e medie imprese. Abbiamo davanti una grande occasione di rinnovamento. Non possiamo perderla. Il reddito di cittadinanza è stata una delle principali battaglie del Movimento 5 Stelle. Arrivati al governo lo abbiamo introdotto adeguandoci alle capacità di spesa del Paese. Certo, avevamo in mente una manovra più profonda, ma occorreva comunque fare un passo avanti, iniziare a dare una direzione. Bisognava tracciare una strada, perché l’aiuto alle persone più deboli è il primo dovere di ogni Stato democratico. Ma ciò non significa che questo aiuto non sia migliorabile”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, la Uil. “Il Reddito di cittadinanza – ha dichiarato il segretario confederale, Domenico Proietti – è uno strumento utile di contrasto alla povertà, ma alla luce dell’esperienza del primo anno di attuazione si rendono necessari alcuni interventi rivedendo, ad esempio, i criteri di accesso e le soglie reddituali per aumentarne la tutela garantita dallo strumento. Bisogna, al contempo, prevedere dei meccanismi più stringenti che impediscono agli evasori fiscali di beneficiare del Rdc. Occorre poi coordinare tutti gli interventi ed i servizi pubblici per definire un’effettiva politica di contrasto alla povertà e parallelamente il reddito di cittadinanza va più efficacemente indirizzato per creare un reale collegamento con le politiche attive del lavoro”.
La misura, però, continua a far discutere e nemmeno le migliorie proposte sembrano convincere i sostenitori dell’abolizione. “Il Governo – ha tuonato Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl – abbia il coraggio di mettere la parola fine al Reddito di cittadinanza, una misura fallimentare che invece di abolire la povertà si è rivelata un formidabile incentivo al lavoro nero. A fronte dei 4,6 milioni di cittadini italiani in povertà assoluta certificati dall’Istat prima del Covid-19, sono stati soltanto 2,8 milioni i beneficiari del reddito, un numero a dir poco esiguo considerate le ingenti risorse mobilitate per un provvedimento che, nel triennio 2020-2022, arriverà a costare circa 26 miliardi di euro”.
Che ci sia un problema sul fronte criminalità, poi, è sotto gli occhi di tutti. Sono ormai all’ordine del giorno le operazioni della Guardia di Finanza che smascherano i “furbetti” del Reddito di cittadinanza (solo ieri sono scattate 14 denunce a Pescara e cinque a Catania – tra i percettori, anche un mafioso –mentre ad Agrigento sono state sequestrate le card dell’Rdc a 69 indagati che ricevevano il sostegno in maniera illegittima).
Resta poi aperta la questione navigator: circa 3.000 sono stati assunti (a 27mila l’euro l’anno) senza mai, nei fatti, essere entrati a lavoro. Uno “spreco” che fa storcere il naso a molti. “Il totale fallimento dei navigator nel favorire il match tra domanda e offerta di lavoro – ha commentato il segretario generale Ugl – denota il carattere meramente assistenziale e la completa assenza di progettualità di una misura che mi auguro venga archiviata il prima possibile”. Più duro sulla questione l’europarlamentare e fondatore di Azione, Carlo Calenda. “Se si mettono 3mila scappati di casa che non hanno mai lavorato a trovare lavoro con pochissime connessione con i sistemi regionali – ha dichiarato – il risultato è che non trovano lavoro a nessuno. I risultati del Reddito di cittadinanza sono disastrosi non solo per la mancanza di controlli ma anche per la quantità di assunzioni a tempo indeterminato che sono una percentuale risibile”.