Sono in tutto 5 i referendum che hanno superato il vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale. Questi, nel dettaglio, i temi su cui i cittadini saranno chiamati alle urne la prossima primavera. Non c’è quello sulla cannabis, ritenuto inammissibile.
Il quesito propone l’abolizione del decreto legislativo del 2012 sulla incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna.
Con il referendum si propone di limitare la carcerazione preventiva per il pericolo di «recidiva» solo ai reati più gravi. Obiettivo dei promotori, quello di arginare eventuali «abusi».
Si propone lo stop totale alla possibilità per i magistrati di passare, nel corso della carriera, dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa.
Il quesito concerne l’abrogazione dell’obbligo, per un magistrato che intende candidarsi alle elezioni per i togati al Csm, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura.
La proposta riguarda la possibilità dei ‘laici’ – avvocati o professori – di partecipare al voto nei Consigli giudiziari in caso di deliberazioni sulla valutazione professionale dei magistrati.
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sulla cannabis. “Io lo chiamo referendum sulle sostanze stupefacenti, perché con questo quesito scompare il divieto di coltivazione delle droghe pesanti e già questo è sufficiente a farci violare obblighi internazionali”, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato.