Editoriale

Regione, no aumenti senza produttività

In queste ultime settimane, alla Regione si continua a parlare di aumenti a dirigenti e dipendenti, mentre si tace sui probabili premi che verranno erogati ai dirigenti per risultati mai conseguiti.

Al Cas (Consorzio autostrade siciliane) si parla di aumenti di ben cinquecento/mille euro al mese, quindi rilevanti.

I forestali-stagionali vogliono essere assunti come dipendenti, non gli basta avere pagate centottanta giornate all’anno, come ha proposto la Giunta regionale.

Insomma, da qualunque parte si giri, la frittata risulta stracotta e immangiabile perché alla Regione si discute di questioni dannose per i siciliani e cioè aumentare la spesa pubblica, nonostante oggi abbia raggiunto quasi il novanta per cento del bilancio.

Così non si può andare avanti. Ricordiamo che il contratto di lavoro dei dirigenti regionali è ancora quello del 2005, aggiornato però per la parte economica al 2019.

La questione degli aumenti ai dipendenti regionali è indigeribile e insostenibile per i siciliani, soprattutto per quelli (sono oltre un milione) che si trovano in condizioni di povertà. Ciò perché non è possibile pagare persone che vanno in ufficio per far trascorrere le ore dall’entrata all’uscita, senza che vi sia uno straccio di controllo sulla loro produttività.

Ciò accade perché non è mai esistito nell’Ente regionale il Pos (Piano organizzativo dei servizi), cioè quello strumento che elenca i servizi da produrre e, di conseguenza, il fabbisogno di figure professionali, suddiviso per categorie. Un fabbisogno necessario alla produzione dei servizi di ciascun Dipartimento che comprende le sottostanti strutture.

Se non c’è l’inventario e il dettagliato elenco dei servizi che debbono essere prodotti, non è possibile dedurre chi li debba produrre.

Conseguenza di quanto scriviamo è che le attuali cosiddette piante organiche non sono altro che carta straccia, perché non redatte in base all’effettivo fabbisogno, ma riproducono situazioni storiche e vecchie che non hanno niente a che vedere con le esigenze di un organizzazione moderna completamente cambiata.

Il guaio peggiore della situazione in esame è che vi è una diffusa incapacità della burocrazia regionale e, a valle, di quelle provinciali e comunali, le quali dovrebbero redigere i progetti da canalizzare all’apposito Ministero, che poi saranno inviati alla Commissione per la relativa approvazione (o rigetto) e quindi idonee all’erogazione dei finanziamenti del Pnrr. Abbiamo più volte pubblicato (e anche oggi) la pagina con le risorse finanziarie a disposizione della Regione fino al 2026, pari a circa cinquanta miliardi.
Questo è un comportamento molto distante da quanto prevede la Costituzione (articolo 54) e cioè: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore …”.

Intendiamoci, non è che tutti i dodicimila burocrati regionali siano sfaticati e incompetenti. Ve ne è una buona percentuale perbene, con alta moralità e senso del dovere e con adeguate capacità di svolgere il proprio lavoro. Ma essi sono del tutto insufficienti per affrontare l’immane compito che ha oggi la Regione siciliana.

Discorso non diverso riguarda il Consorzio autostrade siciliane, che ha un numero di dirigenti e dipendenti sproporzionato rispetto ai chilometri di autostrade gestite, in base a parametri nazionali ed europei. Inoltre, basta percorrere le strade che il Cas ha in gestione e cioè la Messina-Palermo e la Messina-Catania, per evincere l’inefficienza dell’Ente, che però paga regolarmente Consiglio di amministrazione, Collegio dei revisori, dirigenti e dipendenti, a prescindere dalla qualità dei servizi prestati.

Così, non si può sottacere l’immane guazzabuglio che si trova nell’Istituto autonomo case popolari (Iacp), un autentico mistero gestionale difficilmente districabile, anche perché i vertici si rifiutano di dare informazioni adeguate circa il bilancio, lo stato degli immobili gestiti, lo status giuridico degli occupanti e così via.

Cari lettori, pensate a tutto questo quando verrà il momento di votare fra circa un anno.