Politica

La Regione siciliana assume senza riorganizzare il lavoro

PALERMO – Nuove assunzioni nella pubblica amministrazione. Il prossimo 6 aprile, verrà pubblicato sulla Gurs il bando per l’assunzione di 2.800 tecnici nelle amministrazioni del Mezzogiorno, dopo la firma del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, di concerto con il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e con il ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, che ha individuato i profili professionali e la ripartizione delle unità di personale non dirigenziale sulla base della ricognizione del fabbisogno di personale operato dall’Agenzia per la Coesione territoriale.

Anche la Regione siciliana, come sta avvenendo a livello nazionale, si appresta ad assumere. L’annuncio è stato dato dall’assessore regionale alle Autonomie locali e alla funzione pubblica, Marco Zambuto, dopo l’approvazione del provvedimento in Finanziaria.
Nel dettaglio, l’assunzione di 300 laureati con contratto triennale avrà l’obiettivo di aiutare i Comuni e l’amministrazione regionale nella programmazione delle risorse comunitarie e nazionali e nella progettazione delle opere.

La copertura di 30 milioni necessaria arriverà da fondi Poc. La Regione quindi è alla ricerca di personale competente che non trova evidentemente tra i 14mila dipendenti che sono all’interno degli uffici regionali perché ancora non è stata messa a punto una efficace azione di formazione del personale dipendente della pubblica amministrazione.

Insieme a questo provvedimento, nella Finanziaria, è stato approvato anche lo stanziamento di 52 milioni di euro per l’aggiornamento del contratto dei dipendenti regionali (2019-2021) per i quali è prevista anche la possibilità di aderire a “quota 100” e di andare in pensione in anticipo grazie a uno stanziamento di 9 milioni di euro.

Ma se da un lato sono stati stanziati i soldi per rinnovare il contratto, dall’altro è pur vero che non si conoscono ancora i termini del rinnovo del contratto stesso, tenendo conto che quello esistente contiene modelli organizzativi ormai obsoleti e non funzionali ad una amministrazione digitale ed efficiente.

Già in una intervista rilasciata al Quotidiano di Sicilia, Giampaolo Simone, segretario regionale del Dirsi, sindacato dei dirigenti della Regione siciliana aveva puntato il dito contro il governo regionale “rimproverando” al Presidente Musumeci, nei suoi tre anni di mandato, di essersi sempre “sottratto ad un confronto con le organizzazioni sindacali”.
“Auspichiamo – aveva aggiunto – una riforma della Amministrazione Regionale che si basi sulle funzioni e sulle competenze della Regione Siciliana e con la conseguente definizione di una più precisa e funzionale pianta organica”.

Senza una vera riorganizzazione degli uffici, senza obiettivi veri che permettano risultati misurabili sulla base del merito, senza produttività né modelli di organizzazione del lavoro che guardino al futuro, cioè all’innovazione e alla digitalizzazione qualunque riforma della pubblica amministrazione è destinata a non vedere la luce, anche con nuove assunzioni.