La Sicilia ha da anni più ipotesi che Bilanci. Galleggiamo sempre tra un esercizio provvisorio e l’altro, congelando poste di spesa, che diventano possibili, incerte o improbabili. Aspettiamo, da rimandati cronici, sempre l’aiutino da Roma, rendendo assolutamente anacronistica e assurda la parola Autonomia dello Statuto Costituzionale siciliano.
Ma perché il Bilancio della Regione è sempre così difficile, se non impossibile da comporre? La risposta è semplice ed ha due attori principali. Uno è Palazzo dei Normanni, l’altro è sito a Roma in via XX Settembre, la sede del Tesoro. In mezzo c’è la coperta sempre più corta dei “piccioli”, che viene tirata da una parte e dall’altra.
Da diversi anni uno Stato patrigno ha bypassato le norme autonomistiche che ci davano un’Autonomia finanziaria, per esigenze di Finanza Pubblica, che viene sempre citata come i pizzini del Cardinale Richelieu, il latore della presente è esentato da tutto per volere del Re. Questo ha ridotto le scarne casse della Regione che si fondano sugli introiti delle tasse prodotte in Sicilia e non sui trasferimenti dello Stato come nelle altre regioni.
E le tasse prodotte in Sicilia in questi anni di crisi non sono certamente aumentate, al di là della nostra pessima riscossione, a cui abbiamo definitivamente rinunciato. Molto gettito da tassazione è stato anche sottratto dallo Stato, vedi le accise o altri trucchi più recenti inventari da solerti funzionari della Ragioneria Generale.
A questo si aggiunge il saccheggio, da parte dei rapaci onorevoli siciliani, dei capitoli di Bilancio ad uso elettorale che varie legislature, soprattutto negli ultimi trent’anni, hanno ridotto il bilancio ad un Moloch che ha ingessato la spesa corrente tra stipendi e precariato assistito a vario titolo. Così per gli altri siciliani esclusi dal blocco sociale assistito dal Parlamento siciliano c’è poco o nulla.
Nonostante le categorie escluse siano tante, giovani e donne soprattutto, ma anche imprese e anziani che sono poco assistiti. Il bilancio residuo è poca cosa ed è afflitto dalla trasparenza richiesta da una Corte dei Conti che prima dormiente si è risvegliata negli ultimi anni, impedendo di nascondere la polvere sotto il tappeto di bilanci storici che possiamo definire fasulli se non falsi.
Anche quest’anno sotto l’albero troveremo o un esercizio provvisorio, o un ipotetico Bilancio congelato, pertanto parzialmente inutile, come uno Stoccafisso. Che andrebbe bene per fare la ghiotta, peccato che il condimento non ci sia. Le ghiotte sono state già fatte, oggi lo mangiamo in bianco.
Così è se vi pare.