La Corte dei Conti isolana ha evidenziato numerose irregolarità nel bilancio della Regione Siciliana.
I giudici, nel dispositivo finale pronunciato al termine dell’udienza odierna, hanno indicato come non regolari lo stato patrimoniale, il conto economico e il prospetto relativo al risultato di amministrazione.
La Corte, poi, ha sospeso il proprio giudizio sulla parifica del rendiconto generale della Regione Siciliana dell’esercizio 2020, sollevando “questione di legittimità costituzionale” per diversi decreti.
Il pubblico ministero della Corte, Maria Rachele Aronica, aveva precedentemente chiesto la parifica del bilancio 2020 della Regione Siciliana, con delle eccezioni in merito al ripiano del disavanzo che non poteva essere effettuato in dieci anni ma in tre anni per 860 milioni di euro.
Nella requisitoria, composta da 97 pagine, era stato inoltre richiesto di non parificare lo stato patrimoniale e il conto economico per delle irregolarità.
Il disavanzo della Regione Siciliana viene calcolato in 6 miliardi di euro e nel 2020 la stima ha superato la cifra dei 7 miliardi di euro.
In occasione dell’udienza odierna erano presenti in aula il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e l’assessore all’Economia Marco Falcone.
Il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Salvatore Pilato, all’inizio dell’udienza, ha precisato che il giudizio della Corte non intende esprimere una “pagella politica” nei confronti dell’amministrazione regionale.
La Corte dei Conti, infatti, si limita a evidenziare “eventuali vizi d’illegittimità economico-contabile e individua aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa”.
La Corte, in merito allo stato patrimoniale, contesta alla Regione Siciliana di non avere provveduto alla ricognizione straordinaria “del suo corretto valore, di non avere costituito il registro unico dei beni inventariali”, “la ricapitalizzazione sistematica di società con perdite gravi e reiterate” e “la tardiva elaborazione della conciliazione dei rapporti di credito e di debito tra le società partecipate e la Regione”.