PALERMO – La Regione siciliana non ha acceso altri mutui e non ha creato altri debiti nel 2018: e questa è già di per sé una buona notizia. Altra buona notizia: a dicembre 2018 la Regione ha “onorato” una parte, seppure ridottissima, del suo debito, pagando rate dei mutui per 116,4 milioni, portando così sotto i cinque miliardi di euro il debito direttamente a carico della Regione (mutui), cioè ai livelli del 2010.
Le buone notizie, però, finiscono qui perché in verità i mutui rappresentano solo una piccola parte del debito di Palazzo d’Orléans.
Anticipazioni di liquidità, passività scaturite dai famigerati derivati, debiti verso i fornitori: queste sono solo alcune delle voci più significative del passivo finanziario della Regione che si aggira complessivamente intorno ai 15 miliardi. Senza contare gli oltre 360 milioni annui di interessi.
Buone notizie, dunque, ma con riserva per la Regione Sicilia in tema di debiti.
I numeri relativi al debito siciliano emergono dall’ultimo bollettino sul fabbisogno finanziario aggiornato al 31 marzo 2019 e presentato nei giorni scorsi dal vicepresidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao.
Il pagamento delle rate dei mutui per 116,4 milioni di euro ha consentito la riduzione del debito pubblico regionale che scende finalmente sotto i cinque miliardi ma, come sottolineato poc’anzi, non è solo il debito con le banche a pesare sulle casse della Regione. In effetti esso costituisce solo una piccola parte dell’indebitamento complessivo della Regione siciliana ed è lo stesso Governo Musumeci ad averlo sottolineato.
“La consistenza del debito al 31 dicembre 2016 – scriveva il governo Musumeci al momento del suo insediamento a dicembre 2017, come risulta dal Rendiconto 2016, era pari a 8.035 milioni di euro, corrispondente al 53,7% del totale delle passività. Tale indebitamento – veniva scritto – è formato per 5.468 milioni da mutui e finanziamenti, e per la rimanente parte da anticipazioni di liquidità , prestiti che lo Stato ha concesso alla Regione, tra il 2014 e 2015, per estinguere debiti arretrati nei confronti degli enti locali e degli enti del settore sanitario. (ex D. L. n. 35/2016 e del D. L. n. 66/2014)”.
Otto miliardi (mutui+ anticipazioni di liquidità dallo Stato) rappresentano dunque solo il 53,7% della passività finanziarie della Regione. Come già spiegato dal Quotidiano di Sicilia in precedenza , in altri articoli sullo stesso argomento il “rosso” della Regione siciliana ha proporzioni molto più ampie. E se gli otto miliardi rappresentano solo il 53,7%, il restante 46,3% è pari a 6 miliardi 927 milioni 756 mila euro, per un totale di circa 15 miliardi di euro.
Il riaccertamento dei residui, previsto dalla legge entrata a regime nel 2015 per “ripulire” i bilanci da crediti inesigibili che alteravano di fatto i conti, ha fatto sì che emergessero i veri debiti: a fine 2017 si è registrato un disavanzo di bilancio di 2,3 miliardi di euro. Se è vero che i magistrati contabili siciliani avevano riconosciuto alla Sicilia “un ripulitura epocale” del bilancio, restavano comunque perplessi sul futuro, ed hanno espresso perplessità anche ultimamente.
La strada per il risanamento, dunque, è ancora lunga.
In Sicilia clima di profonda incertezza economica, le famiglie e le imprese si chiudono a riccio
Si conferma la tendenza al risparmio, scelta obbligata. Per i prestiti un modesto +0,9%
I siciliani continuano a mettere da parte i propri risparmi e a investire poco. È questo il quadro che emerge dall’ultimo rapporto Bankitalia relativo ai depositi e prestiti del quarto trimestre 2018.
Al 31 dicembre dello scorso anno, infatti, in Sicilia il totale dei depositi riguardanti sia aziende che famiglie si attestava intorno ai 62,1 miliardi, contro i 61,5 del 2017. La tendenza, quindi, in un clima di incertezza e di paura nei confronti del futuro ma soprattutto di profonda sfiducia nelle istituzioni, continua a essere quella di conservare le proprie risorse economiche per far fronte a possibili difficoltà in vista di tempi migliori.
In particolare, secondo quanto evidenziato dall’Osservatorio generale sul credito dell’assessorato all’Economia, è stata Palermo la città ad aver fatto registrare la maggior quantità di depositi: 15 miliardi al 31 dicembre 2017. Seguono Catania con 12 miliardi, Messina con 8 miliardi, Agrigento con 5 miliardi, Siracusa e Trapani, entrambi a 4 miliardi, Caltanissetta e Ragusa con 3 miliardi ed Enna ferma a 1,9 miliardi, per un totale di 59 miliardi di euro sull’intero territorio siciliano.
Crescono i depositi e aumentano contestualmente, di pochissimo, ovvero un misero 0,9% i prestiti, il che vuol dire che, non solo i siciliani hanno paura di investire, ma che la nostra economia rimane sostanzialmente immobile. Regioni come il Piemonte e come il Lazio, per esempio, hanno registrato un incremento rispettivamente del 2,9% e del 3,2% rispetto al 2017, mentre la Provincia autonoma di Bolzano ha fatto registrare da sola una crescita del 4,9%. Ancora una volta, sempre secondo quanto evidenziato dall’Osservatorio sul credito dell’assessorato all’Economia, la maggior parte degli impieghi attivi è divisi tra le maggiori province dell’isola: Palermo, Catania e Messina.
Al 31 dicembre 2018, si legge nel rapporto Bankitalia, tale cifra si attesta intorno ai 57,9 miliardi per tutta la Sicilia, contro i 454 miliardi erogati in Lazio o i 432 miliardi della Lombardia.
Buone invece le notizie riguardanti le sofferenze bancarie, in calo nel 2017 e ferme a 9 miliardi. Nonostante questo, però, la Sicilia rimane tre le regione più indebitate con le banche.
V. A.
Bollettino sul fabbisogno finanziario
Il governo Musumeci in tutto il 2018 e nei primi mesi di quest’anno non ha acceso nuovi mutui. Ciò ha consentito la riduzione del debito pubblico regionale che scende finalmente sotto i 5 miliardi ai livelli del 2010. Un dato non di poco conto che emerge dall’ultimo Bollettino sul fabbisogno finanziario aggiornato al 31 marzo 2019 e presentato dal vicepresidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao, assieme ai dirigenti dell’assessorato.
La prima pubblicazione del Bollettino risale al 2012, quando l’assessorato all’Economia lo promosse in un’ottica di partecipazione dei cittadini alle vicende economiche e finanziarie della Regione. Dal 2013, però, la pubblicazione fu interrotta.
Dall’insediamento del Governo Musumeci è stata ripresa e i dati, offerti alla libera consultazione sul sito della Regione, saranno pubblicati in formato aperto (open data) per consentirne il riuso da parte degli utenti.