Pezzi di Pizzo

Regione salva, i siciliani ancora no

I conti della Regione Siciliana sembrano salvi, messi al sicuro dalla mannaia calata dalla Corte dei Conti sul giudizio di sospensione della parifica. Il Bilancio dell’isola dovrebbe sfuggire al giudizio presso la Corte Costituzionale, grazie a un emendamento presentato ed approvato in commissione bilancio della Camera da parte del deputato Calderone, appartenente a Forza Italia in Sicilia, gruppo parlamentare differente da Forza Italia all’Ars.

Il paradosso, tutto siciliano è che un apparente al gruppo di Miccichè salva i conti all’assessore Falcone, che a Miccichè vuol dare pubblicamente il foglio di via. Forse sarà stato il clima natalizio, o molto più probabilmente il rigurgito di sopravvivenza del Palazzo, ma alla fine, per il rotto della cuffia l’istituzione siciliana l’anno prossimo avrà un bilancio, oggi no perché è tardi per approvarlo.

Ma i siciliani come stanno? Perché, ringraziando il Signore, non tutti campano sul bilancio della Regione in Sicilia. E qui i toni scuri sovrastano quelli chiari, come nelle raffigurazioni del Caravaggio. A tal proposito se la Regione si intestasse una battaglia, non come quella della Gioconda si spera, per riportare la tela trafugata, grazie alla mafia, del grande Maestro all’oratorio di San Lorenzo a Palermo sarebbe cosa buona, giusta e di tangibile legalità.

I dati Caritas sui poveri in Sicilia sono in aumento esponenziale, e non potrebbe essere altrimenti dopo due anni di Covid, anche in Sicilia la ricchezza prodotta si redistribuisce con profonde diseguaglianze, e con il taglio ai redditi di cittadinanza, previsti per Luglio dalla finanziaria nazionale, avranno un balzo.

Non si investe abbastanza nei settori trainanti che sono l’agroalimentare e il turismo, la Regione più grande d’Italia, e con un patrimonio culturale e paesaggistico riconosciuto universalmente, ha meno posti letto di Malta, se poi parliamo dei trasporti, soprattutto aerei, cadono le braccia.

Un Milanese o un tedesco con lo stesso prezzo del biglietto si fa tre viaggi a NY, e gli avanzano soldi per una bistecca da Smith&Wollensky. Sul vino andiamo benino ma siamo piccoli ed individualisti per sbarcare con forza commerciale su grandi mercati, sull’olio siamo ancora produttori di olive ma imbottigliamo molto poco, appena il 6% del totale nazionale.

Sull’energia c’è stato un duro scontro tra gli industriali siciliani ed il governo regionale, ma il dato vero è che nonostante il potenziale produciamo pochissima energia alternativa, e per quella fossile attendiamo come finisca il caso Lukoil. Sta intanto finendo una fabbrica di precariato come quella dei call center, senza un futuro ad oggi che sia la Naspi, senza politiche di formazione e reimpiego sul digitale per esempio.

L’unica cosa che esportiamo più di tutti sono i cervelli, che faticosamente le famiglie siciliane formano per vederli partire e raramente tornare. La perdita di capitale umano è la cosa più preoccupante per il futuro dell’isola. La Regione è salva, i siciliani ancora no.

Cosi è se vi pare.