PALERMO – Sono in tutto 570 le operazioni di Resto al Sud approvate in Sicilia per un totale di 36,5 milioni che sono stati finanziati e una occupazione prevista di 2.170 nuove unità di lavoro. Sono i dati presentati nell’aula magna della facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Palermo nel corso di un incontro destinato a fare conoscere la misura che finanzia le nuove imprese a giovani residenti al Sud.
La Sicilia si trova al terzo posto (su sei regioni del Mezzogiorno a cui è destinata la misura) per misure approvate, superata da Campania (2.084 domande finanziate), ed anche dalla Calabria (584 domande). Segno che “c’è ancora strada da fare”, come ha detto l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, nel corso dei lavori. A livello provinciale il podio siciliano è così composto: Palermo (171 domande), Catania (109) e Messina (93). La Sicilia, invece, è seconda per domande presentate con 1.464 istanze per investimenti da 96,1 milioni e 5.289 nuovi posti di lavoro previsti. In questa classifica è seconda dopo la Campania (tre volte le domande presentate: 4.545) e supera la Calabria che si ferma a 1.445.
A livello generale, ha sottolineato Arcuri, sono “numeri molto confortanti, sono arrivate 25 mila proposte e sono nate nel Mezzogiorno 4 mila nuove imprese. I risultati sono soddisfacenti ma c’è ancora spazio per renderla dimensionalmente e in valore assoluto più elevato e renderla più distribuita tra le regioni del Meridione perché il livello di performance non è uguale” in tutti i territori destinatari del beneficio.
In media il 40% delle domande viene approvata “e vuole dire che il meccanismo valutativo funziona bene”, ha spiegato Arcuri, aggiungendo poi che il team da lui guidato non è “particolarmente e inutilmente severo”.
Ampliando lo scenario, considerando la totalità degli incentivi che Invitalia gestisce, “la media di progetti approvati è del 32%”, uno su tre. Ma serve “fare maggiore promozione sui territori”, ha precisato ancora Arcuri. Uno spunto in più potrebbe arrivare dall’allargamento della platea fino a chi ha compiuto i 45 anni. Ma manca ancora un passaggio formale con l’approvazione del regolamento.
“Le domande cresceranno, ma non so se proporzionalmente all’incremento della età anagrafica”, ha spiegato, “manca ancora in questo lungo e complesso percorso fatto dalla pubblica amministrazione in Italia un ultimo passaggio ma confidiamo che nelle ultime settimane questa misura possa essere estesa”.
Intanto per spingere l’imprenditorialità giovani nell’Isola, anche la Regione sembra intenzionata a recitare una parte. L’assessore regionale all’Economia e vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, ha infatti annunciato l’intenzione del Governo Musumeci di aggiungere un vantaggio fiscale “regionale” che si sommerebbe a quello del programma nazionale.
“Proporremo ‘Resto in Sicilia’”, ha spiegato Armao, “daremo il turbo alla misura nazionale. Pensiamo di introdurre delle misure di vantaggio fiscale per le imprese che saranno selezionate e inserite nel programma Resto al Sud”. L’ipotesi è quella della esenzione fiscale sulle imposte di pertinenza della Regione (compartecipazione Iva e Irpef e totale su Ires di spettanza Regione) per la quale è stata chiusa una intesa di massima con lo Stato. La norma, ha aggiunto Armao, “potrebbe già entrare in legge bilancio”.
Una proposta che è stata subito accolta dall’amministratore delegato di Invitalia. “È un buon modo virtuoso di mettere a sistema gli incentivi del Governo con quelli della Regione – ha risposto Arcuri – è una cosa molto apprezzabile che non succede in tutte le regioni del Sud dove molto spesso si cerca di imitare le misure del governo e farle a scala regionale. Si dà anche un vantaggio importante ai giovani siciliani”.
COME FUNZIONA
Il regional manager di Unicredit e presidente della commissione regionale dell’Abi, Salvatore Malandrino, ha ricordato come funziona lo strumento. Per accedere alla misura, ha sottolineato Malandrino, è necessario “essere residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, o che gli interessati vi trasferiscano la residenza entro 60 giorni dalla comunicazione di esito positivo dell’istruttoria; non risultino già titolari di attività di impresa; non abbiano un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutta la durata del finanziamento”.
Con i fondi di Resto al Sud è possibile avviare iniziative imprenditoriali per produzione di beni nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura, fornitura di servizi alle imprese e alle persone, turismo mentre sono escluse dal finanziamento le attività agricole e il commercio. Tra le spese ammissibili ci sono quelle per la ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili, per l’acquisto di impianti, macchinari, attrezzature e programmi informatici e per le principali voci di spesa utili all’avvio dell’attività.
“Ciascun soggetto richiedente può ricevere un finanziamento massimo di 50.000 euro e nel caso in cui l’istanza sia presentata da più soggetti richiedenti costituiti in forma societaria, l’importo massimo del finanziamento è pari a 50.000 euro per ciascun soggetto richiedente fino ad un ammontare massimo complessivo di 200.000 euro”, ha ricordato il manager della Banca.
La durata complessiva del finanziamento è di otto anni, comprensiva di un periodo di preammortamento di 2 anni, corrispondente a 4 rate. La prima delle 4 rate potrà avere durata inferiore al semestre. L’agevolazione copre il 100% delle spese ammissibili e consiste in un contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimento complessivo; un finanziamento bancario pari al 65% dell’investimento complessivo, garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi. Gli interessi del finanziamento sono interamente coperti da un contributo in conto interessi.