Com’è noto, la Regione siciliana si è dotata di un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per la prevenzione, diagnosi e cura del tumore della mammella e dal mese di gennaio 2020 ha identificato i centri di riferimento per la diagnosi e la cura del tumore della mammella (Breast Unit). Anche in Sicilia, al pari che nelle altre regioni d’Italia, il tumore della mammella è la neoplasia più diffusa nel sesso femminile. Peraltro, negli ultimi anni si è osservato un progressivo aumento dell’incidenza della patologia a fronte, però, di un decremento della mortalità, dovuto a una maggiore adesione alle campagne di screening e, di conseguenza, a diagnosi più precoci.
Le Breast Unit in Sicilia sono distribuite nell’intero territorio della regione sia nell’ambito delle aziende ospedaliere sia nell’ambito delle strutture private convenzionate. Come si legge nel sito dell’Assessorato della Salute, in Sicilia, “con provvedimento assessoriale, ogni centro dedicato allo screening mammografico è collegato formalmente ai centri di riferimento per l’esecuzione dell’approfondimento diagnostico (mammotome, biopsie ecoguidate, risonanza magnetica) al fine di agevolare la donna nel percorso diagnostico terapeutico e favorirne dunque la cura in tempi brevi”.
Le Breast Unit della Rete senologica della Regione Siciliana sono 17 e in esse ogni paziente può curare la propria patologia mammaria scegliendo la sede più prossima alla propria città, con la certezza di seguire gli stessi percorsi diagnostico-terapeutici applicati nel resto d’Italia e di ricevere assistenza in tutte le fasi, fino a quella della riabilitazione psico-fisica. La gestione delle pazienti è affidata a un team multidisciplinare con comprovata esperienza in ambito senologico. Alle pazienti viene, inoltre, offerta la possibilità di usufruire di cure e assistenza presso un unico centro o presso i centri che fanno parte del network delle strutture che compongono la rete senologica.
Tutto questo, secondo gli economisti sanitari aziendalisti, potrebbe contribuire a rendere il sistema sanitario più sostenibile e a ridurre gli sprechi che in base agli studi più recenti vengono individuati nella comunicazione insufficiente, nella medicina difensiva, nello spostamento da una struttura all’altra e soprattutto nei così detti viaggi di Ulisse, cioè negli spostamenti dei pazienti dalle regioni del sud verso quelle del nord. Visite, spostamenti, degenze inutili costano l’1% del Pil ed esiste una correlazione stretta tra sprechi e scarsa comunicazione, tra sperperi e viaggi di Ulisse.
Secondo il professore Vincenzo Adamo, coordinatore della Rete Oncologica Siciliana Re. O.S., gli ultimi dati Agenas confermano che “la Rete oncologica siciliana Re.O.S. con i suoi otto Pdta, già approvati e attivati (tumori della mammella, polmone, ovaio, prostata, colon-retto, melanoma, tiroide, e mesotelioma) negli ultimi tre anni, sta garantendo organizzazione, competenza, efficienza e anche equità di prestazioni e cure nell’ambito delle aree oncologiche del territorio siciliano”. In effetti, il recente Report a cura di Agenas sull’attività delle Ror “ha confermato la tendenza positiva, posizionando la Rete oncologica siciliana tra le reti ad evoluzione virtuosa ed efficiente, pur dovendo ancora perfezionare e sviluppare alcuni aspetti come l’informatizzazione, i rapporti con i medici di medicina generale e la fase organizzativa con la medicina di territorio e il monitoraggio efficiente”.
“L‘identificazione in tutto il territorio siciliano delle Breast Unit, come da decreto assessoriale n. 49 del gennaio 2020, ha avuto dei risvolti positivi su due fronti – afferma la dott.ssa Francesca Catalano, direttore U.O. Senologia A.O.E. Cannizzaro di Catania e coordinatrice della Rete senologica regione siciliana –: abbiamo garantito da un lato la migliore cura per le pazienti affette da tumore mammario, assistite nella sede a loro più vicina senza affrontare i lunghi viaggi verso regioni ritenute all’avanguardia in ambito sanitario e, contestualmente, siamo riusciti, con una buona comunicazione, a ridurre la percentuale della mobilità passiva per la cura di questa malattia oncologica che rappresenta la prima causa di morte per le donne. È indubbio che resti ancora molto da fare anche per le altre patologie oncologiche, ma siamo comunque riusciti a dare una corretta immagine della sanità siciliana che, a mio parere, non è rimasta indietro rispetto a quella delle altre regioni italiane, così come dimostrano gli ultimi dati”.
Il percorso intrapreso appare, quindi, già in grado di raggiungere buoni risultati, “soprattutto alla luce degli esempi virtuosi che l’oncologia siciliana può vantare, anche in termini di innovazione terapeutica”. In Sicilia, il tumore alla mammella ha una incidenza del 30,5%. Una percentuale elevata in un territorio “martoriato” socialmente ed economicamente e in cui la garanzia di accesso alle cure potrebbe tradursi in una equità di prestazioni e in una sensibile decrescita del fenomeno della migrazione sanitaria, motivo per cui le Istituzioni dovrebbero essere maggiormente motivate a investire nei percorsi di cura. Ma, complici una crisi economica strisciante, una guerra alle porte e una pesante situazione debitoria dello Stato, accompagnata da una forte inflazione e da tassi di interesse alle stelle, hanno fatto sì che la somma destinata alle spese sanitarie sia cresciuta di poco. Da più parti, viene ritenuta insufficiente poiché, dati alla mano, nel 2024 la spesa sanitaria tornerà al livello di spesa, in rapporto al Pil, di prima del Covid.
Tuttavia, come ha scritto la giornalista Sarah Donzuso, nonostante spesso “ho dovuto raccontare storie di malasanità, di assistenza deficitaria, di errori che potevano essere evitati… quando è toccato a me, invece, ho trovato un’ottima assistenza, un percorso medico completo: perché – nel reparto di senologia di un ospedale della mia città – non ho trovato solo una cura completa per il mio corpo ma anche per la mia anima… Un percorso che è continuato anche dopo le dimissioni e che continua ancora oggi pur essendo in perfetta forma”.
Pina Travagliante
Professore ordinario di Storia del pensiero economico presso l’Università degli Studi di Catania