Se già nel 1992 le Nazioni Unite avevano proclamato il 22 marzo Giornata mondiale dell’Acqua, per sensibilizzare il mondo sull’uso responsabile di questa risorsa, ancora oggi per quanto riguarda l’Italia e in particolare il meridione, i dati sugli sprechi nazionali non sono da trascurare.
In Sicilia più della metà delle risorse d’acqua a disposizione, sia per uso potabile che irriguo, si perde tra la miriade di piccoli canali di una rete idrica fatiscente, almeno stando ai dati dell’Istat aggiornati al 23 maggio 2023. Secondo lo studio, “Un sistema che fa acqua”, su 677 milioni di metri cubi di H2O, durante il 2020 ne sono “evaporati” il 52,5% del totale. Palermo arriva al 48,8%, il valore più alto dopo Catania tra le dieci città metropolitane italiane. Le perdite rappresentano uno dei principali ostacoli ad una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico. Una delle cause potrebbe essere il fatto che i bacini costruiti prima della normativa sismica sono soggetti alla “limitazione d’invaso”.
Altra criticità nell’isola sono 25 Comuni privi di un servizio di fognatura, contro i 40 a livello nazionale. Inoltre la Sicilia, con il 29,3% del totale, è tra le regioni italiane i cui cittadini lamentano maggiormente “un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni”. Per questo, con tutta probabilità, i siciliani si fidano poco a bere l’acqua del rubinetto.
Storicamente Ragusa ha avuto numerose sorgenti idriche, ma queste a mano a mano hanno iniziato a mostrare qualche difficoltà, anche a causa dell’inquinamento. Come dichiarato dal sindaco, avv. G. Cassì, nel corso di un’intervista rilasciata agli studenti, il Comune è intervenuto isolando dalla rete idrica le sorgenti malfunzionanti per la presenza di sostanze biologiche nocive derivanti dal settore agricolo e zootecnico che penetrano nel terreno fino a raggiungere le falde. La situazione viene peggiorata anche dal cambiamento climatico, che diminuisce le precipitazioni, ecco perché il singolo cittadino deve cambiare il proprio comportamento in funzione delle risorse idriche di cui il territorio dispone.
Stando alle statistiche si stima che tra l’acqua che entra e quella che fuoriesce dagli impianti locali vi è una dispersione di circa il 50%, dato inaccettabile e insostenibile. Così il Comune di Ragusa punta ad introdurre nuove politiche per limitare gli sprechi, ma già dopo l’estate, per evitare la mancanza di acqua in una gran parte del territorio, le autorità locali hanno collegato le sorgenti disponibili con dei serbatoi d’acqua presenti nelle periferie della città e sono intervenute affinché questi ultimi risultino sempre pieni e l’acqua arrivi anche alle abitazioni più lontane.
Oggi, ad occuparsi della gestione delle acque nel territorio di Ragusa è Iblea Acque, una società nata a maggio 2023, il cui scopo è rendere e mantenere l’acqua un bene pubblico. Infatti, in precedenza, la gestione e la riscossione dei relativi tributi erano a carico dei singoli Comuni mentre adesso è subentrato un nuovo soggetto che raggruppa le amministrazioni dell’ambito territoriale, dotato di struttura autonoma, ma operante sempre sotto il controllo dei Comuni.
Ci vorrà del tempo prima che la nuova macchina possa operare a pieno regime ed in piena autonomia, e il successo dell’operazione dipenderà, sia dall’efficacia della gestione, sia dal senso di responsabilità degli amministratori e dei singoli. Cittadini in prima fila ma soprattutto nella lotta allo spreco.
Studentesse e Studenti della IV A n.o.