“Con ogni mezzo legale dopo ben due vittorie al Tar e al Cga di PA, con ogni campagna di mobilitazione creativa e popolare, come abbiamo sempre dimostrato in questi anni di lotta, non faremo dimenticare le ragioni specifiche (distanza e corruttela) e di tutela generale della salute che ci hanno assistito finora”. Sono le parole scelte dai comitati “No discarica” di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco per commentare la decisione del Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo di consentire a Oikos di riprendere l’abbancamento dei rifiuti nella discarica di proprietà, a patto di prestare una cauzione da un milione di euro. Una cifra che la ditta della famiglia Proto si è già detta disponibile a pagare e il motivo è semplice: “Per l’azienda il recupero del milione di fideiussione avverrà nell’abbancamento dei primi 13mila metri cubi”, sottolineano gli attivisti, ricordando che si tratta di pochi giorni di lavoro e a fronte di una capacità residua dichiarata – con conseguente relativo profitto – di 240mila metri cubi.
Con una nota, i comitati, che negli ultimi anni si sono battuti in prima linea per dimostrare come l’autorizzazione ambientale che, da fine anni Duemila, ha consentito alla Oikos di abbancare rifiuti fosse viziata da numerosi profili di illegittimità, denunciano la ripresa dei cattivi odori. “La discarica ha ricominciato a emettere fetori”, si legge nel documento. Un tema, questo, che riporta l’attenzione sulla distanza del sito di contrada Valanghe d’inverno dai centri abitati: meno dei tre chilometri previsti dalla legge. Un limite che, a quanto pare, alla Regione c’è chi vorrebbe ritoccare: “Non sappiamo per quale squadra tifi la Regione Siciliana che oltre ad aver autorizzato illegittimamente negli anni – attaccano gli attivisti – pare che voglia pure far saltare il limite dei tre chilometri per l’insediamento degli impianti per smaltimento rifiuti lontani dai centri abitati, proprio una delle ragioni essenziali della vittoria in tribunale, un altro regalo ai privati “prenditori” quando – aggiungono – semmai, occorrerebbe riportarlo a cinque, come quando nacque la legge regionale 9 del 2010”.
I comitati si soffermano anche sulla questione lavorativa interna a Oikos. “L’azienda è tornata alla carica addirittura agitando la messa in strada delle famiglie che lavorano a causa della perdita dell’opportunità di continuare ad abbancare ancora altre tonnellate di rifiuti – prosegue la nota – Siamo solidali con i lavoratori che saranno comunque riconvertiti alla bonifica post mortem cui è tenuta la Oikos”. Il tema della bonifica del sito è al centro dell’istanza di revocazione della sentenza del Cga con cui in primavera è stata confermato l’annullamento dell’autorizzazione ambientale: l’impresa, secondo cui la decisione del Cga è stata frutto di “un abbaglio dei sensi”, ha sottolineato che la chiusura immediata della discarica comporterebbe l’esecuzione di alcuni interventi post-mortem che, nel caso di un accoglimento del ricorso, impedirebbero la ripresa dell’attività. Una tesi che è stata condivisa dal Consiglio di giustizia amministrativa, che ha accolto la richiesta di sospensiva in attesa di esaminare nel merito le osservazioni dei legali di Oikos.
Per gli attivisti, invece, non si tratta altro che di una mossa per prendere tempo da sfruttare per fare affari e ritardare la presa d’atto di quanto stabilito in primo e secondo grado dai giudici amministrativi. “Continueremo ad essere vigili e pro-attivi in ogni sede opportuna”, assicurano i comitati.