Sabato sera in un noto programma televisivo ho sentito la giornalista Concita De Gregorio lamentare “non capisco perché non aprano anche le scuole, dal momento che i parrucchieri hanno riaperto”. Come se un parrucchiere, che, in un locale ampio, può accogliere massimo sei clienti, sia paragonabile ad un plesso scolastico che accoglie ogni giorno almeno 300 alunni e altre 100 persone tra docenti e Ata! Credo che un’affermazione come quella della giornalista sia possibile solo per chi non conosce la situazione delle scuole italiane e non parlo dei Licei dei quartieri centrali e nemmeno degli asili o scuole elementari private. Parlo soprattutto degli Istituti, sia inferiori che superiori, in genere di periferia, dove le strutture sono degradate, le condizioni dei servizi igienici in alcuni casi inimmaginabili, con una popolazione scolastica che a mala pena, professori inclusi, rispetta il divieto di fumo. Nemmeno i saponi nei bagni durano, perché regolarmente saccheggiati e, di conseguenza, si sta provvedendo ad acquistare dei dispenser da fissare alle pareti…
Quello che è certo, però, è che altro tempo inutilmente non deve trascorrere. Perché a marzo e aprile nulla è stato fatto. Abbiamo solo sentito parlare di ipotesi di turnazioni, dato il problema delle classi pollaio, ma nessuna decisione presa ad oggi. Di certo la questione sarà rimessa alle scuole, in virtù dell’autonomia scolastica.
Da non trascurare, poi, l’età media elevata degli insegnanti, così che per gli esami di Maturità in sicurezza, si è messo in moto un protocollo molto articolato, a partire dall’obbligo per i docenti membri di commissione di comunicare la loro eventuale condizione di “soggetti fragili”, che poi dovrà essere vagliata da un medico incaricato dalla scuola.
Insomma, cerchiamo di collaborare tutti, anche evitando le chiacchiere inutili, perché se è tanto difficile riaprire le attività commerciali, tanto che quasi la metà vi ha rinunciato, ancora di più lo sarà riaprire tutte le scuole.
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