Le semplificazioni non mi sono mai piaciute, se non che a titolo meramente esemplificativo. Meno che mai mi sono piaciute quando puntano a tagliare la storia e la realtà in due, come nel caso di chi tenta di esasperare uno scontro sociale che non serve a migliorare la situazione e soprattutto rischia di essere pericolosamente incontrollabile, come lo sono tutti gli estremismi. Quelle alle quali mi riferisco sono, per esempio, le idee e le persone che sostengono che ricco equivalga a cattivo, sfruttatore, ladro, speculatore, ecc… Mentre povero equivalga a buono, padre di famiglia, lavoratore, ecc…
Beh, che devo dire? Non sono affatto d’accordo, come non sono d’accordo con chi pensa che nella vita esistano solo il bianco e il nero, perché la vita non è una scacchiera, mentre esistono infinite sfumature di grigio e, soprattutto, infiniti colori meravigliosi. Penso che esistano ricchi illuminati che rispettano le leggi, che pagano le tasse, che investono in attività produttive, in cultura, in occupazione, e ci siano poveri che picchiano la moglie e i figli, che offendono e bestemmiano con una certa facilità, che al lavoro preferiscono il dolce far nulla, a carico del o della coniuge o dell’intera società. Così come ci sono ricchi che si sono arricchiti sulle spalle dei poveri e poveri che hanno sacrificato la loro vita per mantenere la famiglia. Insomma, non mi piacciono né le generalizzazioni, né i preconcetti, né la massificazione dei giudizi, né chi fa di tutta l’erba un fascio, magari per pigrizia intellettuale o per ignoranza funzionale e non. Ma soprattutto non mi piace né l’invidia, privata o sociale, né il pauperismo, né la decrescita felice, in quanto credo che siano innaturali. Se doveste trovare un povero che non voglia diventare ricco e un ricco che voglia diventare povero, e che non si chiami San Francesco, fatemelo conoscere.
Ciò in cui credo, invece, è la solidarietà, la cooperazione, il rispetto della legge, il buonsenso, l’uguaglianza nella dignità e nei diritti, la pari opportunità che hanno senso solo se producono benessere, se migliorano la qualità della vita, non certo se producono povertà e disagi. Altrimenti siamo di fronte a vergognose forme di ipocrisia. In realtà la circostanza non mi stupirebbe, anche perché il livello di conformismo contro il quale sbattiamo il muso ogni giorno ha raggiunto livelli davvero impensabili.
Ecco, l’ipocrisia è qualcosa che proprio non mi va giù, la considero uno dei mali peggiori della società nella quale viviamo e contro la quale diventa sempre più difficile combattere, dato che si è alleato con la stampa che usa un “linguaggio politicamente corretto”, nel tentativo di appiattire il pensiero libero, ed una politica che non risponde più al popolo, ma ai salotti romani o milanesi che siano. Se riuscissimo a liberarci dell’invidia, che significa ammettere che altri possano essere stati più bravi di noi e magari cominciassimo a studiare ed a lavorare per far fare in modo di trasformare un sentimento negativo in un sentimento positivo, mi sentirei più tranquillo.
Così come se riuscissimo a essere ben educati e rispettosi, senza essere ipocriti, mi sentirei più libero, perché credo che la qualità della nostra vita non dipenda soltanto dalla quantità di risorse disponibili, ma anche, forse soprattutto, della libertà reale sulla quale poter contare nell’esercizio delle proprie attività. Ovviamente mi riferisco alla libertà reciproca, alla libertà che cessa dove inizia quella degli altri, alla libertà che aiuta i più deboli senza mortificare gli altri. Solo un popolo libero può aspirare a migliorare la propria condizione, solo un popolo libero ha la forza di sconfiggere l’ipocrisia, l’invidia e tutti gli altri mali che non aiutano a migliorare la sua condizione, ma a peggiorarla.
Per elevare la qualità della vita non basta indicare un nemico, solo perché non lo si comprende o perché non si è come lui, bisogna pure capire perché è un nemico, se lo è davvero, e come bisogna combatterlo o convincerlo a cambiare. Il tempo dei sogni è finito da un pezzo. Oggi è il tempo della sveglia, ma anche della veglia, per difendere libertà e democrazia, che potrebbero non essere più condizioni scontate come si potrebbe credere.