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Ricerca UniCt, smettere di fumare attraverso l’uso delle App

Lo sviluppo di algoritmi sempre più complessi, interfacce grafiche elaborate e applicazioni evolute dell’intelligenza artificiale, hanno permesso di compiere progressi molto rapidi nell’individuazione e nel trattamento delle dipendenze e delle patologie mentali, anche a distanza. App, videogiochi e realtà aumentata sono oggi strumenti su cui poter contare nella gestione di determinate condizioni cliniche, laddove non sia possibile intervenire a causa della distanza, di costi elevati o di indisponibilità del paziente.

Uno studio di UniCt e CoEHAR

Interventi terapeutici la cui applicazione è stata valutata dallo studio “Update on Cyber Health Psychology: Virtual Reality and Mobile Health Tools in Psychotherapy, Clinical Rehabilitation, and Addiction Treatment”, coordinato dal professore Pasquale Caponnetto, docente di psicologia clinica dell’Università di Catania e membro del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania.

Le nuove tecnologie per la psicoterapia

Scopo della ricerca è stato valutare quanto, nel corso degli ultimi anni, le nuove tecnologie hanno influenzato l’approccio alla psicoterapia, alla riabilitazione clinica e al trattamento delle dipendenze. A differenza di quanto si possa pensare, infatti, l’impiego di strumenti digitali avanzati non si basa semplicemente sull’evoluzione dei software impiegati, ma richiede studi scientifici che valutano risposte e risultati delle moderne tecnologie utilizzate, soprattutto nei casi in cui i metodi tradizionali sembrano non sortire effetto.

Esperienze immersive totali

Tra i vari metodi analizzati, la realtà virtuale sembra essere quella di maggior impatto perchè consente di creare un’esperienza immersiva complessa e totale, in cui l’interazione con l’ambiente circostante avviene anche attraverso controller o tastiere, rivelandosi particolarmente utile in pazienti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico o affetti dal morbo di Parkinson.

Smartphone e applicazioni d’aiuto

Ma è soprattutto con lo smartphone e le applicazioni in esso contenute che emergono dati interessanti: considerato che circa il 92% degli italiani possiede un telefono cellulare, le app vengono usate sempre più spesso in trattamenti riabilitativi specifici, soprattutto se rivolti alla dipendenza da fumo o da alcol.

Su un totale di oltre 3556 articoli in materia, lo studio dei ricercatori del CoEHAR ha incluso nella revisione un totale di 28 ricerche. Quello che è emerso è un quadro scientifico in rapida evoluzione: software sempre più avanzati permettono di ricreare ambienti dettagliati e avatar realistici, garantendo al paziente un’esperienza completa e facendolo interagire con simulazioni di esperienze di vita reale, stimolando comportamenti o abitudini diverse. Inoltre, la drastica riduzione dei costi e la mancanza di ricorso ai farmaci rappresenta un valido motivo per arrivare prima al risultato.

Sebbene si consigli sempre di seguire un percorso di psicoterapia, l’uso degli strumenti digitali permette di creare percorsi terapeutici focalizzati sui bisogni dei pazienti, intervenendo anche nei casi di condizioni cliniche non trattabili con farmaci.

Parla il professore Caponnetto

Permettere ai pazienti di entrare digitalmente in esperienze di vita reale con il sostegno di un terapeuta significa aumentare le possibilità di riuscita” spiega Pasquale Caponnetto, autore dello studio. “Non solo, ma l’accesso immediato a sostegni di supporto online o su telefono rompe gli schemi classici della terapia, garantendo un supporto costante nella lotta alla dipendenza, soprattutto quando il paziente si trova a gestire fattori di stress o situazioni che innescano il bisogno di fumare”.

Sorprendentemente, ciò che è emerso dalla review è che non esistono app che intervengono in casi di dipendenza da droghe o sostanze stupefacenti: molto probabilmente, una volta che i risultati nel trattamento del tabagismo saranno standardizzati, la ricerca e lo sviluppo si rivolgeranno anche a questo settore.