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Riciclo dell’acqua, si parte dal trapanese

PALERMO – Nella Sicilia sempre più assetata di precipitazioni, non c’è alternativa alla realizzazione di infrastrutture idriche che negli ultimi vent’anni, con gravi responsabilità della politica locale, o sono state lasciate marcire, quando c’erano, oppure non sono state realizzate nonostante i numerosi campanelli d’allarme che hanno visto le piogge ridursi progressivamente di anno in anno.

L’acqua, però, come abbiamo scritto più volte dalle colonne di questo giornale c’è. Anzi, verrebbe da esclamare, ce n’è un mare. Solo la desalinizzazione delle acque marine potrebbe dare un contributo per l’irrigazione dei campi. Ci sono però altre strade, senza voler citare l’ormai proverbiale necessità di mettere mano una rete irrigua vetusta che fa, è proprio il caso di dirlo, “acqua da tutte le parti”. In particolare, si parla sempre di più di riuso del prezioso liquido trasparente, in un’ottica di economia circolare. Come? Attraverso la depurazione dei reflui che, opportunamente risanati, possono rappresentare, altroché, una “manna” per gli assolati terreni isolani.

Depurazione dei reflui la strada da prendere secondo Fabio Fatuzzo

Che la direzione da imboccare senza tentennamenti fosse questa, lo aveva annunciato il presidente della Regione nelle scorse settimane durante un incontro con il commissario unico della depurazione, Fabio Fatuzzo, Palazzo D’Orleans. “Il cambiamento climatico in corso – aveva chiarito il governatore – ci impone scelte strutturali che vadano nella direzione giusta, promuovendo un uso sostenibile e prolungato dell’acqua. Per questo motivo, siamo stati tra le prime regioni in Italia a recepire la direttiva Ue per il riutilizzo delle acque depurate. Una scelta, nel segno dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, che potrebbe costituire una soluzione concreta alla scarsità di risorse idriche che sta mettendo in ginocchio le campagne siciliane”. “L’acqua che si depura – aveva aggiunto il commissario Fatuzzo – va riutilizzata evitando di sprecarla scaricando a mare. Possiamo e dobbiamo far sì che si utilizzi per uso agricolo e industriale, purché sia raffinata secondo le norme”.

Il provvedimento è arrivato dopo un anno di lavoro congiunto con le università siciliane, le Ati (Assemblee territoriali idriche), i gestori del servizio idrico, Autorità di bacino, Arpa e Asl. E ieri è stato reso noto il primo atto che dà concretezza a questa strategia. Un decreto del Dipartimento regionale dei rifiuti stabilisce che “le acque reflue provenienti da Castelvetrano, nel trapanese, e depurate dall’impianto di via Errante vecchia, potranno essere riutilizzate per scopi irrigui nelle campagne delle province di Agrigento e Trapani”.

Come precisano dalla Regione, saranno fatti controlli periodici sulla qualità del prodotto depurato da riutilizzare per l’irrigazione. “Il volume annuo dell’acqua che si potrà mettere a disposizione delle campagne – spiega l’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro – è stimato in quasi 8 milioni di metri cubi, un quantitativo importante in un momento di grave difficoltà per gli agricoltori siciliani a causa degli effetti della siccità. È un modello che si può riproporre anche in altre zone della Sicilia, soprattutto in quelle dove i campi sono più in sofferenza e dove ci sono impianti che si prestano, come a Ribera o come a Sciacca o a Bivona, nell’Agrigentino, in modo da dare serenità agli agricoltori”.

“Stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti possibili tra quelli individuati dalla cabina di regia istituita dal presidente Schifani – prosegue Di Mauro – per reperire ogni risorsa disponibile, prestando estrema attenzione per garantire la qualità dell’acqua, in modo da tutelare i produttori agricoli, ma anche i consumatori finali”.

L’acqua proveniente dal depuratore di Castelvetrano, come si legge nella nota della Regione, “sarà immessa nell’adduttore diramazione ovest del sistema Garcia-Arancio, che alimenta sia gli usi irrigui del Consorzio di bonifica 3 di Agrigento che quelli del Consorzio 1 di Trapani e interessa i territori dei Comuni di Sambuca di Sicilia, Sciacca, Menfi, Santa Margherita Belice, Partanna e Castelvetrano. Sono previsti analisi periodiche da parte del Comune di Castelvetrano, dell’Asp e dell’Arpa per verificare il rispetto dei parametri chimici di legge, con la sospensione immediata in caso di superamento dei valori limite. Il decreto stabilisce anche il tipo di utilizzo dell’acqua depurata nelle campagne, con il metodo dell’irrigazione a goccia”.

Quello della depurazione è un tasto dolente per l’Italia e per l’Isola

Attualmente, come si legge sul sito ufficiale del Commissario unico, “le procedure di infrazione sulle acque reflue aperte a carico dell’Italia ad oggi sono quattro. Le prime tre sono state già oggetto della sentenza di condanna da parte della corte di giustizia europea, mentre la quarta è in itinere. Con riferimento alle prime due procedure di infrazione il Commissario sta attuando 67 interventi di realizzazione di reti fognarie ad adeguamento di depuratori in tutte le province siciliane esclusa quella di Enna”.

Stando al bollettino reso noto a maggio, sono 13 gli interventi completati, mentre 22 cantieri sono in corso. “Tra gli interventi conclusi e in esercizio – si legge in una nota – i depuratori di Trabia e Cefalù, nonché la reti fognarie di Sferracavallo e via Agnetta a Palermo. Mentre, tra i cantieri in corso ci sono il nuovo depuratore di Agrigento e a Palermo il raddoppio del depuratore di Acqua dei corsari e il completamento del collettore sud orientale”.