Non sarebbero affatto un’idea innovativa. Tutt’altro. L’ex ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, boccia su tutti i fronti i termovalorizzatori, sia quelli esistenti che quelli di prossima realizzazione, compresi i due siciliani previsti dal governo regionale.
“L’Unione Europea ha fissato la gerarchia dei rifiuti stabilendo, in ordine di priorità di gestione – sostiene Costa, che pubblica l’elenco delle pratiche in ordine di “importanza” per quanto riguarda ambiente, sostenibilità ed economia.
“Come si vede l’incenerimento (così lo declina l’Unione Europea) e la discarica sono, rispettivamente, al penultimo e ultimo posto della scala gerarchica – scrive l’ex ministro. Al fine di dare un coordinamento nazionale alla gestione dei rifiuti, per rispettare coerentemente le direttive europee, feci approvare, non senza difficoltà, una legge che definisse il Piano Nazionale dei Rifiuti. Poi cadde il Governo e da allora non è stato ancora approvato”.
“L’Unione Europea, per rispettare la gerarchia dei rifiuti, stabilisce che la raccolta differenziata sia almeno del 65% entro il 2035 – continua Costa. Oggi, in Italia, esistono 37 inceneritori. Attualmente se ne vogliono costruire altri 3. Precisamente 2 in Sicilia, per complessivi 850mila tonn/anno (spesa prevista 1,1 miliardi di euro), e uno a Roma per 600mila tonn/anno (spesa prevista 700 milioni di euro).
“Quando un soggetto pubblico costruisce un inceneritore fa capo sia a finanziamento pubblico che all’intervento del privato (mediamente del 35%). L’ammortamento non è mai inferiore ai 20 anni e, in quegli anni, l’inceneritore deve necessariamente lavorare a regime, per evitare perdite economiche che ne inficerebbe l’investimento di capitali iniziali – sostiene Costa. E’ evidente, quindi, che il territorio che si serve di quell’inceneritore non ha più alcun interesse ad aumentare la raccolta differenziata, perché, così facendo, abbasserebbe il livello di incenerimento sotto la soglia di convenienza economica di gestione dello stesso”.
“Inoltre – prosegue – ogni inceneritore produce ceneri (mediamente tra il 25% ed il 30% di quanto bruciato) che sono rifiuti speciali pericolosi da smaltire in discarica. Quindi non è vero che l’inceneritore non produce rifiuti. Incrementare il “porta a porta” e le isole ecologiche, assieme all’applicazione comunale della tariffa puntuale che fa risparmiare sensibilmente il cittadino sul pagamento TARI, è la soluzione. Chi non vede questa soluzione guarda al vecchio che in Europa stanno già abbandonando (chiusura del 30% delle linee del famoso inceneritore di Copenaghen). Non si finanzi il vecchio- conclude – ma si agevoli il nuovo”.