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Rifiuti in Sicilia, se la precarietà diventa normalità

PALERMO – Una precarietà che, considerate le tendenze isolane, viene quasi la tentazione di chiamarla normalità. A distanza di una settimana dall’ultima ordinanza firmata da Renato Schifani – la terza toppa nel giro di pochi giorni – la situazione dei rifiuti in Sicilia appare un po’ stabilizzata. Il punto di equilibrio è stato trovato in quello che da circa due anni ha rappresentato la modalità con cui la Regione ha deciso di gestire il ciclo finale dei rifiuti: l’invio all’estero. Una strategia figlia dell’inadeguatezza del sistema impiantistico che però a fine giugno è entrata in crisi nel momento in cui è scoppiato il caso Sicula Trasporti, la società proprietaria del Tmb di Lentini dove finisce e viene lavorata la spazzatura di un terzo dei comuni siciliani per poi lasciare l’isola e finire nei termovalorizzatori del Nord Europa.

Il problema, che ha comportato la chiusura temporanea dei cancelli, è emerso nel momento in cui il tribunale di Catania, sulla scorta di quanto rappresentato dagli amministratori giudiziari di Sicula, ha dichiarato impossibile proseguire nelle spedizioni senza avere in mano le autorizzazioni necessarie da parte della Regione. La stessa che, nella primavera 2023, aveva dato il via libera in deroga in attesa che Sicula ottenesse i nulla osta per gestire i rifiuti in uscita dall’impianto di trattamento meccanico-biologico nell’ottica del recupero energetico e non più dello smaltimento in discarica.

La paventata crisi igienico-sanitaria è stata scongiurata

La paventata crisi igienico-sanitaria è stata scongiurata, dopo lunghe riunioni e ben tre provvedimenti del governatore, rinnovando le deroghe a Sicula in attesa che gli iter per l’approvazione delle modifiche alle autorizzazioni vengano completati. Al contempo è stato disposto che Sicula effettui le cosiddette omologhe, ovvero le analisi necessarie per capire se i rifiuti lavorati dal Tmb rispettino i limiti fissati dalla normativa – più stringente a partire da gennaio per la venuta meno di una deroga decennale – per quanto riguarda l’indice respirometrico.

Tutto fa pensare, quindi, che la Regione voglia tenersi aperta la possibilità di chiedere alla società di tornare ad abbancare in discarica. Un’opportunità, quest’ultima, che da un lato farebbe contenti i tanti sindaci che nell’ultimo anno hanno dovuto affrontare le critiche dei cittadini per gli aumenti registrati nella tassa per i rifiuti. “Per la chiusura dei Pef, i piani economici finanziari della Tari, è stata concessa l’ennesima proroga al 20 luglio – spiega Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia –. Speriamo sia necessario per inserire nei piani le somme che la Regione finalmente ha stanziato per pagare gli extra-costi. Si tratta di 50 milioni che, tuttavia, va detto, aiuteranno i Comuni a fronteggiare le spese relative al periodo che va da giugno 2022 a giugno 2023. Siamo già a luglio 2024, quindi c’è un altro anno di costi esorbitanti che ricadono sui bilanci degli enti locali”.

Nuccio Di Paola, M5s: “Gli inceneritori non risolvono il problema”

A parlare della situazione generale è stato ieri anche Nuccio Di Paola, deputato del Movimento 5 Stelle. Nel mirino dell’esponente pentastellato ci sono le croniche criticità del sistema regionale di gestione dei rifiuti. “Gli inceneritori non risolvono il problema. Al di là del fatto che rappresentano una tecnologia inquinante, costosa e obsoleta, ma nella migliore delle ipotesi, saranno operativi tra sette-otto anni – ha dichiarato Di Paola –. Cosa facciamo in questi anni dei rifiuti? Continuiamo a mandarli all’estero con costi esorbitanti per i siciliani o realizziamo gli impianti di prossimità che chiedono i sindaci a gran voce, mentre la Regione invece si oppone con lentezza e burocrazia? Nel frattempo la tassa sui rifiuti a carico delle famiglie sta aumentando in maniera insopportabile e la spazzatura abbonda per le strade. Siamo pronti a portare le istanze dei primi cittadini a sala d’Ercole a gran voce ”. Di Paola ha concluso rivolgendo un invito a Schifani: “Si occupi dei reali problemi dei territori ascolti i sindaci e agisca secondo la volontà dei cittadini”.

La situazione nella discarica di Bellolampo

Sicula Trasporti parte, nel resto della Regione la situazione riguardante i rifiuti è variopinto. A Bellolampo, la discarica continua a restare al centro dell’attenzione dopo l’incendio di fine giugno. I dati dell’Arpa hanno rassicurato sulle emissioni di sostanze pericolose per l’ambiente e la salute, mentre all’Ars è attesa per domani l’audizione del presidente di Rap Giuseppe Todaro. A Trapani, invece, nelle prossime settimane dovrebbe ripartire il Tmb pubblico che a inizio anno era stato chiuso per il superamento dei parametri chimici sulla biostabilizzazione dei rifiuti. Tempo di progetti, invece, a Gela, dove la discarica pubblica entro l’estate dovrebbe ricevere l’ok alla riprofilatura degli argini della vasca. Un leggero ampliamento che potrebbe garantire spazi per almeno due anni. In ballo, comunque, resta il progetto di costruzione di una nuova vasca da un milione di metri cubi. Un’opera che sposterebbe di circa un decennio l’orizzonte degli abbancamenti a Gela, ma che prima di essere varato definitivamente – al momento si è fermi a un parere positivo definito di “prefattibilità” – dovrà superare tutte le osservazioni dal punto di vista ambientale. A partire dal fatto che l’area in cui si trova l’impianto rientra in una zona vincolata.