di Chicco Testa
Ci sono alcune questioni che portano subito allo scoperto, nelle reazioni che provocano, la cultura politica di un Paese. Una di queste è il “nucleare”, in qualsiasi forma sia declinata. Come è noto l’Italia ha deciso con due successivi referendum di rinunciare all’utilizzo dell’energia nucleare. Non torno, per il momento, sulla questione. Ma una delle conseguenze di questa scelta è di doverci prendere cura dei materiali con livelli di radioattività più o meno alti che derivano dall’arresto e dallo smantellamento delle centrali che erano presenti da molti decenni sul territorio nazionale.
Fino ad ora ce la siamo cavata in vari modi. Per esempio ritardando lo smantellamento; oppure ricoverandoli all’estero (Francia e Inghilterra); o ancora con depositi temporanei non a regola d’arte. Ma tutti, proprio tutti, sapevano e sanno che è necessario individuare il sito dove collocare in modo sicuro questi materiali. Ce lo chiede l’Europa, ma ce lo richiederebbe soprattutto il nostro senso di responsabilità.
Mentre invece quando con mille cautele è stata resa pubblica la carta dei siti, alcune decine, che potrebbero per le loro caratteristiche geologiche ospitare questo impianto non vi è stata Regione italiana che non abbia immediatamente cominciato a strepitare al grido “non saremo la pattumiera nucleare dì Italia”.
Persino un Ministro della Repubblica, Speranza, evidentemente ignaro delle decisioni del suo collega Patuanelli, anziché assicurare la sua solidarietà ed esercitare il senso di responsabilità, ha preferito sposare gli interessi elettorali della sua Regione, la Basilicata.
Così mentre in altri Paesi europei, Spagna per esempio, addirittura i Comuni partecipano a gare per assicurarsi nel loro territorio strutture tecnologicamente avanzate, in grado di superare qualsiasi test di sicurezza, per ottenere i benefici economici e occupazionali che da esse derivano, ancora una volta il “localismo senza responsabilità” che ormai contraddistingue in modo irrevocabile la nostra amministrazione pubblica ha preso il sopravvento.
Spendiamo un centinaio di milioni all’anno per tenere i nostri rifiuti nucleari all’estero, così come spendiamo milioni su milioni per farci smaltire all’estero le bucce di banana che produciamo a casa nostra. Spiace osservare che in questa gara al grido di dolore si siano contraddistinte le Regioni meridionali, Puglia e Sicilia su tutte.
Ma anche questa non è una novità. Il deposito alla fine probabilmente si farà e si farà in una regione del Nord. Arricchendo ulteriormente la parte già più ricca d’Italia. Ma chi è causa del suo mal pianga se stesso.