Editoriale

I rifiuti sommergono la Sicilia, una vergogna

Ogni anno 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti vengono prodotti senza scampo. In qualche posto dovranno finire. Infatti sono finiti nelle diverse discariche a cielo aperto che vi sono nell’Isola. Ma a forza di creare montagne di Rsu (Rifiuti solidi urbani), la Sicilia è diventata un immenso immondezzaio.

In tutte le parti del mondo civilizzate, oltre vent’anni fa hanno creato gli impianti industriali che di volta in volta si sono chiamati: inceneritori, termovalorizzatori, termoutilizzatori, termocombustori.

Ma, al di là della loro denominazione, si tratta di impianti che sottraggono alla spazzatura indifferenziata tutte le materie prime contenute: vetro, legno, ferro, plastica ed altre. La parte così depurata entra nei forni che la brucia. Dentro i forni vi sono delle sostanze chimiche che impediscono la formazione di fumi tossici.

Da tale processo escono biocarburante ed energia elettrica, con un tabellone alto quattro metri dove gira il contatore dell’energia prodotta.
Ma non è finita, perché dagli ulteriori residui si formano prodotti per il subasfalto delle strade. Non si butta niente, senza inquinamento.

Questo è lo scenario. Che ha fatto la Sicilia e tutti i presidenti di Regione degli ultimi decenni? Assolutamente niente, lasciando che via via la spazzatura si stratificasse e si estendesse, autorizzando sempre nuove vasche delle discariche.

È evidente e deduttivo che dietro l’inerzia dei presidenti della Regione vi siano stati forti interessi lobbistici, per evitare l’edificazione degli impianti prima descritti, in quanto il semplice deposito della spazzatura in aree aperte è molto più redditizio che il loro trattamento industriale.

A fronte dell’inerzia dei presidenti della Regione, condizionati dai gestori delle discariche, nel Nord Italia gli impianti indicati sono nati come funghi ed ora raggiungono un numero superiore alla quarantina.

Colà non esistono le discariche: ripetiamo, non esistono le discariche, perché tutti i rifiuti vengono utilizzati fino all’ultimo grammo.
La situazione è chiara, le responsabilità anche. I cortesi lettori, quando voteranno, se ne ricordino.

Ma, poi, come scriviamo da decenni, l’impianto di utilizzazione industriale dei rifiuti, considerati una materia prima o un carburante, si sono continuamente aggiornati. Ne parlavo nel 2014 col compianto ex ministro dell’Ambiente, Willer Bordon, dagli amici chiamato Tex, il quale, da vero ambientalista, sosteneva la diffusione nel Mezzogiorno degli stessi impianti industriali che via via si insediavano nel Nord Italia.

Nel 2012 sono andato a Giubiasco, frazione di Bellinzona, che è la capitale del Canton Ticino in Svizzera. Quando mi sono approcciato a quell’impianto, non c’era un filo di fumo, né l’ombra di cattivi odori. Fra l’altro ho saputo, da un aggiornamento, che quell’impianto – che produceva biocarburante, elettricità e subasfalti – è stato ampliato ed ora riscalda la rete di acqua che si sta sviluppando in tutto il territorio, con risparmi energetici ed ambientali non indifferenti.

Non si capisce perché non si possa copiare qualcosa che funziona perfettamente e mettere mano al risanamento della Sicilia.

C’è di più. La legge 164/2014 obbliga tutte le regioni del Sud a costruire almeno due dei citati impianti. Sono passati sette anni ed i presidenti della Regione hanno ignorato tale legge.
Finalmente, l’attuale presidente, Nello Musumeci, si è deciso a mettere a bando un termoutilizzatore con la capacità di smaltire 350 mila tonnellate. Però non ha spiegato come smaltire le altre 1,850 milioni di tonnellate che si producono ogni anno.

Egli dovrebbe avere il coraggio, sfidando le ire dei gestori delle discariche, di mettere a bando tanti termoutilizzatori quanti sono necessari per smaltire totalmente i 2,2 milioni di tonnellate di spazzatura.
Capiamo la forza delle lobbies, ma la politica è superiore a queste ultime o almeno deve avere la forza etica di non farsi condizionare.
È perciò che auspichiamo l’azione rigorosa di Nello Musumeci, cui diamo tutto il nostro appoggio, affinché metta a bando non uno, ma dieci termoutilizzatori che servano a risolvere definitivamente il problema della spazzatura in Sicilia, di cui certo non abbiamo bisogno.