di Chicco Testa
Presidente AssoAmbiente
Una corretta e moderna gestione dei rifiuti può contribuire a uscire dalla crisi energetica che ci attanaglia, riducendo le importazioni di gas e petrolio da paesi critici e riducendo le emissioni di gas serra. Come?
Per prima cosa aumentare il riciclo (dall’attuale 50 % al 65%) consente di risparmiare energia in molti settori manifatturieri: produrre carta, vetro, metalli da materiale riciclato fa consumare meno energia che usando materie vergini. Usare rottame ‘pronto forno’ al posto della sabbia da silicio vergine consente, ad esempio, alle vetrerie, industrie tipicamente energivore, di abbassare le temperature di fusione riducendo i consumi (e le emissioni) anche fino al 15%.
Per l’alluminio, calcolando consumi diretti (in fabbrica) e indiretti (lungo tutta la filiera) si arriva fino al 90%. E anche produrre plastica utilizzando polimeri da riciclo fa girare meno il contatore: per farne una tonnellata partendo dal petrolio si consumano 14mila kWh di energia. Utilizzando scarti post consumo ne servono poco meno di mille. Senza considerare che si riduce l’importazione di petrolio. Il 9,1% delle emissioni di gas serra evitate grazie al riciclo è rappresentato dal recupero dell’acciaio che ha inoltre permesso di risparmiare 278mila tonnellate di acciaio, equivalente a quello di 722 treni Frecciarossa.
Produrre biometano dalla frazione organica dei rifiuti urbani usando digestori anaerobici moderni consente di sostituire con una fonte interamente rinnovabile l’importazione di gas fossile dall’estero senza emettere gas serra aggiuntivi: un doppio risultato. Il biometano prodotto dalla digestione anaerobica delle biomasse di scarto, siano esse urbane o agroindustriali, può ad esempio sostituire una fetta del gas naturale d’importazione in un ordine stimato tra gli 8 e i 10 miliardi di metri cubi al 2030, pari a un settimo di quanto acquistiamo ogni anno dall’estero.
Terzo: recuperare tutta l’energia contenuta nei rifiuti non riciclabili (un terzo dei rifiuti urbani o rifiuti combustibili dell’industria come pulper di carriera e rifiuti tessili) portando la quota di incenerimento dall’attuale 18% al 35% (con discarica zero) consentirebbe di raddoppiare l’attuale profusione di energia elettrica e calore da parte degli impianti Waste to Energy italiani, con una fonte al 50% rinnovabile. L’elettricità e il calore generati dal recupero energetico delle frazioni non riciclabili possono rimpiazzare quelli prodotti in impianti alimentati da combustibili fossili come gas e carbone. Attualmente i 37 inceneritori italiani in esercizio producono ogni anno circa 6,7 milioni di MWh (tra energia elettrica e termica) che corrispondono a circa il 2,2% del fabbisogno nazionale.
Per poter conseguire gli obiettivi previsti dalle direttive sull’economia circolare sarà necessario realizzare impianti di incenerimento con recupero di energia soprattutto al Centro e al Sud. Questi nuovi impianti potrebbero produrre ulteriori 2,5 milioni di MWh/anno. Un contributo non determinante, sia chiaro, ma nemmeno trascurabile per un Paese povero di materie prime energetiche come il nostro.
Anche usando in parte questa quota di rifiuti per produrre biocarburanti con impianti di gassificazione Waste to chemical si ridurrebbe l’uso di combustibili fossili e la loro importazione.
Si è calcolato che usando tutta l’energia presente nei rifiuti solo urbani si ridurrebbe del 5% l’importazione di gas dalla Russia. Abbiamo una miniera di fonti di energia nei 200 milioni di tonnellate di rifiuti solidi che produciamo, e che usiamo solo in parte. Buttiamo in discarica Mwh preziosi che abbiamo per poi importare a prezzi altissimi da paesi non democratici. Un lusso che non possiamo più permetterci.
Recuperare tutta l’energia possibile dai rifiuti non è la soluzione al problema ma è una parte importante della ricetta per azzerare l’importazione di gas dalla Russia. Si può fare in pochi anni costruendo e autorizzando digestori anaerobici, inceneritori e gassificatori aumentando il riciclo e riducendo l’uso delle discariche. Le imprese sono pronte, il prossimo governo decida.