In Europa operano tante cooperative bancarie, presenti sui mercati internazionali, con attività che superano ampiamente non solo gli otto miliardi ma i 1000 miliardi di euro. Basti pensare ai colossi francesi e olandesi come Credit Agricole e Rabobank. I primi 50 gruppi bancari cooperativi europei presentano tutti un attivo di gran lunga superiore agli otto miliardi di euro con una media di 154 miliardi. Negli Stati Uniti le “Community Banks” (la forma bancaria minore più vicina alle nostre popolari e alle nostre BCC) sono molte e svolgono un ruolo importante per il sistema economico americano come gli studi approfonditi di Rainer Masera, anche recentemente, hanno illustrato.
La Corte europea, pur affermando la necessità del rispetto di alcuni fondamentali principi europei, come il principio di proporzionalità, ha concluso che questo esame deve essere esercitato dal Consiglio di Stato nazionale. Così siamo ricorsi al Consiglio di Stato che, con una lunga e impegnativa decisione, ha confermato la costituzionalità e legalità del provvedimento ma ha anche affermato la possibilità di uno schema basato su una banca SPA posseduta da una cooperativa, con tutte le caratteristiche proprie delle cooperative, compreso il voto capitario. Si è aperta così una possibilità nuova che era negata dalla Banca d’Italia e poi dalla BCE. Bene ha fatto la BPS ad attendere doverosamente l’esito di questo lungo e difficile iter giudiziario prima di dar corso alla trasformazione.
Ma ora la trasformazione è inevitabile essendosi esaurite le difese giudiziarie. Però si è avviato il dibattito se sono possibili delle difese legali per far sì che la trasformazione in SPA venga realizzata con alcune difese per mantenere, almeno in parte, le caratteristiche proprie di banca territoriale e socialmente responsabile come è sempre stato nel suo statuto e nel suo operare.
Secondo un gruppo di persone, valtellinesi o meno, compreso chi vi parla, ciò è, almeno in parte, possibile ma è escluso che il vertice della Banca riesca a realizzare queste difese da solo, senza il sostegno, lo stimolo e l’appoggio di un numero consistente di quei soci che si rendono conto che una BPS, senza difese, verrebbe necessariamente fagocitata da qualche gruppo finanziario forte e ciò sarebbe una grande perdita per il territorio e la popolazione valtellinese soprattutto per i ceti imprenditoriali, artigianali, professionali.
Queste persone hanno perciò costituito un Comitato per sostenere l’autonomia e l’indipendenza della BPS. Il Comitato ha ad oggi raccolto oltre 270 adesioni oltre molti giudizi apertamente positivi da parte di personalità, operatori e studiosi del sistema bancario.
L’obiettivo del Comitato è unico, semplice e chiaro:
– suscitare un dibattito pubblico per rendere la popolazione sempre più consapevole dell’importanza della partita in gioco. Per questo ci ripromettiamo di partecipare a dibattiti in Valle ovunque vi siano gruppi interessati. Personalmente mi auguro che, partendo da questo caso emblematico, si riapra anche un dibattito nazionale sullo stato del sistema bancario che, per le banche minori, comprese le BCC, e per le imprese minori, è in una situazione pessima e destinata a peggiorare, senza un riesame serio dell’intera questione.